"Un esame radioattivo? Come vivere a Napoli". E il modulo diventa un caso

L’avvertenza è stata emessa dalla Ulss9 di Verona. Il riferimento è all’assorbimento di radiazioni con l’esame radiologico “TC cone beam”

"Un esame radioattivo? Come vivere a Napoli". E il modulo diventa un caso

L’avvertenza è chiara. In un documento ufficiale diffuso dall’azienda sanitaria Ulss9 di Verona si legge che, da un punto di vista di radiazioni assorbite, vivere per un mese a Napoli è come sottoporsi all'esame radiologico “TC cone beam”, una tecnica di tomografia computerizzata utilizzata in implantologia e in ortodonzia.

La vicenda è stata sollevata dalla Radiazza di Gianni Simioli e dal consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli. Nella nota, scritta in un modulo dell'azienda sanitaria scaligera, si descrive il rapporto rischio/beneficio della suddetta tecnologia. Pertanto, prima di effettuare l’esame, si chiede il consenso informato del paziente che, così, si assume le responsabilità di eventuali danni alla propria salute.

Nel testo, per sottolineare con più forza l'eventuale pericolosità del “TC cone beam”, si citano anche altri due esempi: in pratica, con questa tecnica un paziente assorbe radiazioni come se trascorresse due mesi in montagna oppure viaggiasse in aereo per cinquanta ore di volo a ottomila metri di altezza. Eh sì, perché anche se molti non lo sanno quando si sale di altitudine, il corpo è esposto ad un livello di radiazioni più alto di quando si sta a livello del mare. Va sottolineato che comunque la dose assorbita non crea problemi all’organismo.

Nel documento, tra l’altro, il nome della città partenopea è riportato in corsivo, un modo per richiamare ancor di più l’attenzione: quanto a radiazioni, so legge tra parentesi,''il capoluogo con la massima dose ambientale annua in Italia''.

La citazione di Napoli nel documento ha sollevato tantissime polemiche. La città viene citata in qualità di benchmark nazionale per quanto riguarda il tasso di radioattività ambientale, senza alcuna accezione negativa. Per gettare acqua sul fuoco è intervenuta la stessa ULSS 9 di Verona che attraverso un’altra nota ha voluto chiarire: ''Pur nella più assoluta buona fede, al fine di evitare ulteriori strumentalizzazioni la Direzione dell’Ulss 9 ha comunque deciso di sostituire e aggiornare il modulo in questione, che è stato già rimosso dal sito internet aziendale, e si scusa con quanti possano essersi risentiti per l’accaduto''.

''Il Primario di Radiologia- si legge ancora nel testo della Ulss di Verona- saputo della polemica si scusa insieme ai suoi collaboratori per il fraintendimento, spiegando che non era certo sua intenzione creare nessun esempio negativo. Anzi l'esempio sicuramente mal interpretato era solo un riferimento bibliografico ripreso anche da altre realtà sanitarie”.

Documento Ulss 9 Verona

Sul caso è intervenuto anche il Direttore generale che precisa: "Sono certo della sincerità delle scuse ribadite dalla nostra Radiologia e sono sicuro che assolutamente nessuno voleva creare casi negativi e men che meno polemiche e strumentalizzazioni. Io posso solo dire che considero Napoli una città meravigliosa e accogliente e ciò avendoci anche vissuto per un periodo della mia vita per motivi professionali e di famiglia”.

Lo stesso dirigente ha anche sottolineato che “in questa società abbiamo tanto bisogno di dialogo e di parlarci anche chiarendo le incomprensioni, lontani da polemiche che sicuramente non fanno bene a nessuno".

Resta un dubbio. Se una persona a Napoli si sottopone a questo esame, per non eccedere con l'assorbiemento di radiazioni deve lasciare la città?

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