Napolitano ci riprova: «Ora riforme condivise»

RomaE ora le riforme. Per guarire il paziente Italia ne servirebbe una robusta iniezione, una dose da cavallo. Intanto, dice Giorgio Napolitano, potremmo cominciare da quelle «in parte avviate» e da quelle «apparse condivise». Ad esempio, si potrebbe finalmente completare il federalismo emanando i decreti attuativi del Titolo V della Costituzione. Per farlo, sostiene il capo dello Stato, «servirebbe un sostanziale impulso delle Regioni».
Dunque, riforme. Berlusconi le annuncia, Bersani si dice disposto a sedersi al tavolo, Fini chiede di prendere atto che è finita l’era della vecchia politica e perché «emergono nuove istanze partecipative». Le amministrative sono finite, la campagna elettorale è alle spalle, i veleni e le polemiche potrebbero diradarsi. Insomma, il momento è favorevole e il presidente ne approfitta per rilanciare il dialogo perché ci sono delle cose da fare insieme per il bene del Paese.
Un appello messo nero su bianco nel messaggio augurale che Napolitano spedisce ai nuovi governatori. «Le autonomie regionali e locali - scrive il presidente - sono parte essenziale del sistema dei poteri repubblicani, qual è stato stabilito dalla Costituzione nel 1948 e dalla successive revisioni. Si tratta di un ordinamento che, per potersi considerare compiuto, e per rafforzarsi nei sui equilibri, richiede ulteriori riforme, in parte già avviate e in corso di realizzazione, e per altri aspetti già delineate e apparse condivise in Parlamento nel corso della precedente legislatura».
L’allusione, trasparente, è all’ormai famosa «bozza Violante» che prevedeva il superamento del bicameralismo perfetto e la riduzione del numero di deputati e senatori e che a ottobre del 2008 fu approvata in commissione Affari costituzionali con la benevola astensione dell’allora Cdl. Sul campo resta poi sempre il Titolo V della Carta, una riforma a metà voluta dal centrosinistra quando era al governo e mai completata con dei decreti di attuazione che stabiliscano esattamente le competenze centrali e quelle locali. Adesso c’è una nuova leva di governatori, probabilmente ci sarà un’altra guida della Conferenza Stato-Regioni e Napolitano spera che ci sia pure «un impulso e un contributo sostanziale al processo riformatore, su basi autonomistiche e solidali, a miglior presidio dell’unità nazionale e degli equilibri costituzionali».
Sistemare questa materia, conclude, è diventato urgente «e potrà concorrere al superamento di fenomeni di distacco dalle istituzioni e dalla partecipazione elettorale». L’astensionismo, giunto ormai quasi a livelli francesi, preoccupa parecchio il capo dello Stato. Se la politica non sa parlare dei problemi reali della gente, la gente abbandonerà sempre di più la politica.
L’invito di Napolitano è condiviso da Casini.

«Vedremo se il Pd sarà capace di liberarsi dall’ipoteca di Di Pietro», commenta invece Fabrizio Cicchitto, mentre Paolo Bonaiuti parla espressamente della bozza Violante. E Roberto Calderoli spera «in un dialogo per il quale serve la maturità delle opposizioni».

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