Sarà dura. Sarà "un impegno gravoso", che arriva nel bel mezzo di una forte crisi finanziaria e che perciò “richiederà ogni energia”. Sarà un G8 difficile, quello che a giugno organizzerà l’Italia come presidente di turno, ma assicura Giorgio Napolitano, ce la faremo. “Assolveremo con senso di responsabilità ai nostri impegni e al quale dedicheremo tutte le nostre forze”. Il capo dello Stato parla di fronte agli ambasciatori accreditati in Italia, riuniti nel salone dei corazzieri del Quirinale per la tradizionale cerimonia di auguri di fine anno. L’occasione buona per fare il punto della politica estera italiana, partendo proprio dall’appuntamento del G8.
Le sfide. Saranno “molte e complesse”. In primo luogo, gli otto Grandi dovranno “mantenere alta la guardia” di fronte alle minacce del terrorismo e alla “proliferazione delle armi di distruzione di massa”. C’è poi il capitolo della crisi economica, che provoca “nuove, profonde e legittime preoccupazioni fra i nostri cittadini” e che richiede «risposte collettive”. Tra i temi in agenda, Napolitano cita anche quello dei cambiamenti climatici: il presidente auspica un impegno maggiore, per “ampliare le aree di accordo tra economie sviluppate, economie emergenti e paesi in via di sviluppo”. Il presidente si compiace dell’ intesa “raggiunta a Bruxelles” eche ha visto il governo italiano chiedere un alleggerimento delle misure. Grazie a quell’accordo la Ue, spiega, “potrà svolgere un ruolo da protagonista”. E per quanto riguarda la lotta alla povertà, Napolitano sostiene che bisognerà mobilitare tutti gli strumenti possibili, a cominciare dagli investimenti privati e dalle rimesse degli emigrati.
I nuovi ricchi. Napolitano condivide la decisione di Palazzo Chigi di allargare il G8 alle economie emergenti. Si tratta di una linea che va di pari passo, sottolinea, con la volontà italiana di arrivare a una riforma dell’Onu che dia al consiglio di sicurezza “maggiore democraticità, rappresentatività ed efficacia”. L’attuazione della moratoria della pena di morte nel mondo, promette il capo dello Stato, resta un impegno preminente di Roma, con quello per la difesa delle minoranze religiose nel mondo che sono “sempre più spesso vittime di discriminazione e di violenza”.
Polizia internazionale e rapporti con gli Usa Gli impegni saranno mantenuti, assicura Napoletano. Altrettanto “fermo e determinato” sarà quindi lo sforzo italiano sul terreno della sicurezza internazionale, con la partecipazione alle missioni di pace condotte da Onu, Ue e Nato. Napolitano sottolinea che l’Italia “è profondamente convinta di rendere sempre più intense ed efficaci le relazioni transatlantiche” e si dice convinto che “i rapporti sempre più essenziali tra l’Italia e gli Stati Uniti continueanno a svilupparsi nel modo più proficuo” dopo l’arrivo dell’amministrazione Obama alla Casa Bianca.
Europa e Oriente. Il capo dello Stato auspica un rafforzamento generale sia attraverso la ratifica del Trattato di Lisbona, sia con “ulteriori allargamenti” che coinvolgano i paesi dei Balcani occidentali, “di cui intendiamo favorire l’ingresso nella grande famiglia europea”. Guardando a est, Napolitano sostiene che occorre “riprendere al più presto un dialogo attivo “tra Russia, Europa e Nato. Mentre per il Medio Oriente, chiede che la comunità internazionale »non risparmi i suoi sforzi a sostegno del processo di pace”. In Iraq, la speranza è che “si consolidino i progressi già realizzati sul piano della sicurezza e della riconciliazione nazionale”. Gli attentati di Mumbai pongono il problema dei rapporti tra India e Pakistan: l’Italia, sottolinea Napolitano, è impegnata a combattere il terrorismo in quella regione e, in questo quadro, “svolgiamo un ruolo di alto profilo in Afghanistan”.
Belpaese. Ma l’Italia è anche attenta a promuovere la propria immagine nel mondo: nel 2009, annuncia Napolitano “verrà posta particolare attenzione alla promozione della cultura italiana all’estero, in maniera da presentare l’immagine di un Paese orgoglioso delle proprie tradizioni e aperto al dialogo tra le culture e le civiltà”.
Analogamente, l’Italia dovrà mostrarsi pronta a “favorire sempre di più l’integrazione degli immigrati regolari nel tessuto sociale”, con la consapevolezza “dell’apporto positivo fornito dall’afflusso regolare di lavoratori stranieri”.
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