Napolitano: «Penoso liquidare l’Unità d’Italia» La Lega non ci sta

RomaMarsala, Salemi, Calatafimi. Nei luoghi dei Mille, ecco Giorgio Napolitano che sventola un tricolore e si fa fotografare con le camicie rosse. Parole dure invece per le camicie verdi. La secessione? «Chi prova a immaginare o prospettare una nuova frammentazione dello Stato nazionale attraverso separazioni comunque concepite, coltiva un autentico salto nel buio». L’unità d’Italia? «Si può considerare solo penoso che da qualunque parte, nord o sud, si balbettino giudizi liquidatori, negando il salto di qualità che il Paese tutto, unendosi, fece verso l’ingresso a vele spiegate nell’Europa moderna». Il Mezzogiorno bloccato, «spinto indietro» dalla riunificazione dello Stivale? «Tesi vecchissime, non degne di un approccio serio a una riflessione storica».
Certo, aggiunge il presidente, anche il sud ha le sue colpe. Gravi. «Le regioni meridionali devono serenamente riconoscere le insufficienze che hanno mostrato in decenni di autogoverno». Basta piangere e chiedere soldi. La politica nazionale ha dimostrato «scarsa sensibilità e aderenza ai bisogni» del Mezzogiorno? Allora è giusto muovere critiche, se «argomentate e costruttive». Quello che non si può, secondo Napolitano, è accompagnare le proteste «con reticenze e silenzi su quel che va corretto, anche profondamente, qui nel sud, sia nella gestione dei poteri regionali e locali e nel funzionamento delle amministrazioni pubbliche, sia negli atteggiamenti del settore privato, sia nei comportamenti collettivi». Con chi ce l’ha il capo dello Stato? Facile: con le collusioni con la mafia. «Parlo di correzioni essenziali anche al fine di debellare la piaga mortale della criminalità organizzata».
Conclusione: smettiamola con «i pregiudizi e i luoghi comuni contro il Mezzogiorno» ma anche con le troppe lacrime meridionali. «L’Italia nel medio e lungo periodo deve crescere di più e meglio, ma può riuscirvi solo insieme».
Le frasi di Napolitano non piacciono al Carroccio. «Se l’Italia non diventa un Paese federale - dice Matteo Salvini - la Padania prenderà in considerazione l’ipotesi dell’indipendenza». Per Matteo Gobbo, sindaco di Treviso, «è come in un famiglia: se le cose non vanno, i matrimoni possono rompersi». E per Mario Borghezio «la secessione è un’idea nobile, democratica, che appartiene al diritto dell’autodeterminazione dei popoli».

Luca Zaia, governatore del Veneto, preferisce scansare la polemica e prendere spunto dalla seconda parte del discorso, «come sempre ponderato», del capo dello Stato: «Il presidente sa che non c’è pericolo di secessione. Chiediamo solo che il sud si rimbocchi le maniche, proprio a partire dalla memoria dell’unità d’Italia, in un progetto serio di sviluppo».

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