Il presidente della Repubblica ha ricevuto il neoeletto senatore a vita Mario Monti al Quirinale, ma la politica italiana è già spaccata sull'ipotesi del governo tecnico guidato dall'economista. Un colloquio durato un paio d'ore durante il quale Monti avrebbe espresso un vivo ringraziamento al Presidnente della Repubblica per la nomina a senatore a vita.
"Vediamo" ha risposto così il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ai cronisti che gli chiedevano se fosse disponibile a un governo delle larghe intese. Sono preoccupato ma sereno perchè ho fatto la mia parte. Il voto è una scelta limpida ma non possiamo aspettare mesi a causa della speculazione dei mercati, avrebbe proseguito il premier con i senatori del Pdl a Palazzo Madama.
"Due maschi non possono stare nello stesso letto". Antonio Di Pietro sbotta. Non è l'unico, certo. Anche la Lega Nord (Roberto Maroni, in primis) e gli ex An mal digeriscono l'idea di Mario Monti alla guida di un governo tecnico. Così la scelta del capo dello Stato Giorgio Napolitano di nominare l'economista senatore a vita ha scatenato il putiferio nei Palazzi romani. L'ipotesi è stata subito benedetta da Pierluigi Pierluigi Bersani e compagni democratici, i terzopolisti dell'Udc e del Fli hanno dato l'ok. Anche Silvio Berlusconi sembra aver aperto all'investitura. Eppure una forza trasversale cerca di opporsi. I lumbard sono pronti a uscire dalla maggioranza, Carlo Giovanardi spiega sibillino che anche nel Pdl c'è chi valuta l'idea di lasciare il parlamento. Ore concitate, insomma.
Il debutto di Monti a Palazzo Madama è fissato per domani. Intervenendo ieri a un convegno a Berlino, come riporta il Financial Times, Monti ha detto ha spiegato che in Italia c'è "un enorme lavoro da fare". E, in questo senso, le richieste fatte dall'Europa sono ciò che "dovrebbe essere chiesto ad ogni Paese ai fini di una maggior crescita". Nel frattempo il senatore a vita (fresco di nomina) raccoglie consensi e dissensi. La leader della Confindustria Emma Marcegaglia boccia la strada del voto anticipato, Luca Cordero di Montezemolo assicura che "Monti è l'unica soluzione" praticabile. Maroni mette già le mani avanti: "Se il presidente della Repubblica Napolitano darà l’incarico di formare il governo a qualcuno, come Mario Monti, che non fa parte della maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni del 2008, la Lega non lo sosterrà e passerà all’opposizione". Il ministro Roberto Calderoli parla di "esecutivo di evidente connotazione ribaltonistica" che "cancellerebbe in un colpo la democrazia". Ma i lumbard promettono che combatteranno "la futura Banda Bassotti" facendo "una opposizione durissima".
Anche nel Pdl la linea è tutt'altro che chiara. All'apertura di Berlusconi ("Deciderò dopo aver sentito tutti"), fa eco il ministro degli Esteri Franco Frattini che, ricordando la "caratura internazionale di Monti", per salvare l'Italia non bisogna andare alle elezioni anticipate. Tuttavia, Giovanardi anticipa che nel Pdl ci sono parlamentari che "faranno gesti e azioni molto pesanti" dal momento che ritengono il governo tecnico "un colpo di Stato". Nel Pdl la partita resta, tuttavia, aperta. Al termine della riunione svoltasi nella residenza romana di Berlusconi, il segretario Angelino Alfano ha fatto sapere che, dopo le consultazioni capo dello Stato, sarà un ufficio di presidenza del Pdl a "stabilire la posizione del partito, che per ora resta quella favorevole ad elezioni anticipate". "Nella stessa sede - ha spiegato l'ex Guardasigilli - si cercherà una sintesi tra le varie posizioni esistenti all’interno del movimento". Ad ogni modo, Alfano ha riconosciuto che nel partito "ci sono opinioni differenti" pur difendendo il diritto di "un partito al confronto". "Se avessimo deciso a maggioranza ci avreste criticati come partito verticistico, questo è un partito democratico nel quale ci si confronta e si discute", ha concluso il coordinatore pur assicurando che "il Pdl non è spaccato".
Dopo aver assaporato l'idea di elezioni anticipate e possibilità di tornare al governo, adesso Di pietro vede i sogni sfumare in niente. L'incubo Monti e lo spauracchio del governo tecnico, voluto in maniera bipartisan da una buona fetta del parlamento, rischia di incrinare il patto di Vasto. Sono lontani i tempi in cui Bersani, Di pietro e Vendola sorridevano ai flash dei fotografi e progettavano il prossimo assalto al premier Silvio Berlusconi. "Diciamo no a questo governo tecnico, non gli voteremo la fiducia e ne staremo fuori", spiega l'ex magistrato di Mani pulite alla Telefonata di Maurizio Belpietro sottolineando, però, che è pronto a votare singoli provvedimenti del governo Monti come, per esempio, l’abolizione delle Province. Il fatto è che Di Pietro sa che corrono tempi di scelte impopolari. E con le scelte impopolari non si raccimolano voti. Sostenere Monti potrebbe indebolire - e non poco - l'Italia dei Valori. Dalla riforma delle pensioni alle politiche sociali, il vero nemico di Di Pietro è l'Unione europea, rea - a detta del leader Idv - di usare i "ceti deboli" come "carne da macello per far quadrare i conti". Ed è così che, non appena si parla di programmi e di misure da adottare, l'Italia dei Valori arriva a scontrarsi con il Partito democratico. Fino ad ora non lo avevano mai fatto: il collante era sempre stato l'anti berlusconismo. Ma, adesso, che il Cavaliere è a un passo dalle dimissioni, Di Pietro e Bersani dovranno partorire un programma. E sono già liti.
Al di là delle scelte sul governo Monti, Di Pietro cerca di mantenere i nervi saldi e assicura di non essere preoccupato dalla scelta del Pd di orientarsi diversamente. "Dopo due mesi che avrà appoggiato un governo tecnico - spiega Di Pietro - Bersani si accorgerà che centrosinistra e Pdl non possono stare insieme perché due maschi non possono vivere nella stessa camera da letto". A quel punto, Di Pietro sarà lì ad aspettare l'occasione buona per ad andare all'incasso. Una strategia che ricorda quella che certi leghisti vorrebbero adottare in questo momento di transizione. Per il futuro, l'ex pm vede ancora valida l'ipotesi di formare "una coalizione bipolare" all'interno della quale rilanciare "il patto di Vasto con il suo programma". Per il momento, però, Bersani (nonostante i mal di pancia iniziali) si è "convinto" a cavalcare il governo Monti pur cercando di non perdere l'alleanza con Idv e Sel. Tuttavia, il leader del Pd invita Di Pietro ainformare il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano qualora avesse cambiato idea: "Sia chiaro che c’è la politica e c’è anche il politicismo, ma prima c’è l’Italia".
Mentre la politica si divide, è già cominciato il toto ministri in vista delle consultazioni che il Quirinale avvierà dopo il varo del ddl Stabilità. Non a caso gli sherpa dei diversi schieramenti sono già in campo per sondare il terreno. Dai boatos che trapelano da via dell’Umiltà emerge che Franco Frattini manterrebbe l'incarico alla Farnesina e Francesco Nitto Palma rimarrebbe Guardasigilli. Non si sposterebbe neppure il ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto. Resta in forse, tuttavia, la riconferma di Maurizio Sacconi al Welfare che alcuni lo vorrebbero in uscita al posto di Pietro Ichino. Una richiesta esplicita e intransigibile formulata da Berlusconi sarebbe la nomina di Gianni Letta vicepremier unico, anche se rumors parlano di Enrico Letta vice di Monti (una mossa necessaria per coinvolgere il Pd).
Altre voci parlano di Fabrizio Saccomanni all'Economia e di Lorenzo Bini Smaghi, che proprio questa sera si è dimesso dal board della Bce (ufficilamente per andare ad Harvard), allo Sviluppo economico. E spunta pure il nome di Giuliano Amato...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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