Napolitano rinvia Prodi alle Camere Berlusconi: "L'agonia continuerà governano con il mercato dei voti"

Il capo dello Stato ha sciolto la riserva dopo il colloquio al Quirinale con il premier: dimissioni respinte. "Non ci sono le condizioni per lo scioglimento delle Camere e l'ipotesi di allargamento della maggioranza non è sufficientemente condivisa". Prima fiducia al Senato, poi alla Camera. Prodi: "Mi presenterò per il voto nei tempi più brevi possibili". Silvio Berlusconi, leader della Cdl: "Credo che l'agonia continuerà, mi auguro che non continui ancora a lungo. La sinistra ha i numeri grazie al mercato dei voti"

Napolitano rinvia Prodi alle Camere 
Berlusconi: "L'agonia continuerà 
governano con il mercato dei voti"

Roma - Dopo l'intensa "due giorni" di consultazioni al Quirinale, la crisi di governo è arrivata alla svolta. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha respinto le dimissioni del premier rinviando il governo alle Camere per il voto di fiducia: primo appuntamento chiave, quello previsto martedì al Senato. Il capo dello Stato ha motivato in questo modo la sua decisione: "Ho ascoltato con attenzione e rispetto le voci di tutte le formazioni politiche. Le consultazioni hanno confermato la complessità della crisi apertasi dopo le dimissioni del presidente Prodi. Nel corso dei colloqui tutte le componenti dell'Unione hanno riconosciuto la gravità dei problemi derianti dalla scrasa coesione della maggioranza, sia su taluni punti del programma di governo, sia per il risicato margine al Senato. Sulla base del nuovo accordo di programma e di metodo appena stilato, l'ipotesi di sperimentazione di una più estesa maggioranza - sostenuto da alcune componenti della Casa delle Libertà - non è risultato sufficientemente condiviso per risolvere la crisi. Ho ritenuto, pertanto, che non esistano le condizioni per lo scioglimento anticipato delle Camere, sia alla luce di una costante prassi istituzionale, sia in considerazione di un giudizio largamente convergente, benché non unanime, sulla necessità prioritaria di una modificazione del sistema elettorale vigente. Non vi è, al momento, una concreta alternativa al rinvio del governo dimissionario al parlamento. L'accertamento della sussistenza della maggioranza avverrà in tempi brevissimi, in modo tale da consentire, in caso di ottenimento della fiducia, il ritorno della piena normalità nella vita del governo". Il presidente del Consiglio Prodi, uscito dal colloquio con Napolitano, ha rilasciato una brevissima dichiarazione: "Mi presenterò alle Camere per il voto di fiducia nei tempi più rapidi possibili, con lo slancio rinnovato di una coalizione coesa e decisa ad aiutare il Paese, spingendo verso la ripresa economica che è in atto".

Epilogo "scontato" dunque, secondo le previsioni della vigilia, dopo le ripetute pressioni e gli annunci dei leader del centrosinistra. Non sarà un "Prodi-bis" ma, molto più semplicemente, lo stesso governo con in più, nella coalizione, qualche "new entry" - come quella di Follini che ha annunciato il suo appoggio - in grado di sostenere una maggioranza che, negli ultimi mesi, si era dimostrata sin troppo traballante, specie al Senato, dove i numeri sono molto risicati.

Voto giovedì al Senato, venerdì alla Camera Saranno le conferenze dei capigruppo di Senato e Camera, che Franco Marini e Fausto Bertinotti convocheranno per lunedì, a stabilire i tempi del dibattito sulla fiducia al governo. L'esecutivo rinviato alle Camere da Giorgio Napolitano si presenterà per primo, come prassi, nel ramo del Parlamento dove è stato battuto (il Senato) per verificare la compattezza della maggioranza. È probabile, in base alle procedure tecniche per la convocazione, che l'assemblea di Palazzo Madama possa ascoltare le dichiarazioni del presidente del Consiglio Romano Prodi mercoledì mattina. Il voto dovrebbe svolgersi invece giovedì, in modo da lasciare ampio spazio al dibattito dei senatori. Giovedì stesso comincerebbe così il confronto in aula a Montecitorio, che si concluderebbe venerdì mattina.

Berlusconi: l'agonia della sinistra continuerà Silvio Berlusconi è convinto che l'agonia del centro sinistra continuerà. «Non credo - ha detto il leader di Forza Italia in collegamento telefonico con la Conferenza programmatica dei giovani di Forza Italia a Fano, dopo la notizia del rinvio alle Camere del governo - che questa sinistra potrà mai trovare la concordia per operare bene nella direzione delle riforme di cui il Paese ha necessità». «Credo che l'agonia continuerà - ha aggiunto -, mi auguro che non continui ancora a lungo, ma dico che dobbiamo lavorare in profondità nei confronti dei nostri cittadini perchè si consolidi in loro una certezza, quella dell'inadeguatezza di questa sinistra ad essere forza di governo e dell'adeguatezza del centrodestra. Che ha dimostrato di aver lavorato bene e duramente in cinque anni di governo (un record nella nostra storia ) e che merita di continuare a lavorare altri cinque anni per migliorare il Paese». Per questo - ha detto Berlusconi rivolto ai giovani azzurri delle Marche - «conto molto nel vostro entusiasmo».

"Governeranno grazie al mercato dei voti" La sinistra «avrà i numeri per governare soltanto se riuscirà a portare dalla sua parte, pagando pesantemente questo tradimento, qualcuno degli eletti del centro destra». «Il governo - ha ricapitolato Berlusconi - ha dovuto presentare le dimissioni, e oggi attraverso il mercato del voti (siamo in un momento veramente oscuro della nostra storia democratica), un mercato in cui ballano i nomi di questo o quell'altro eletto della Cdl, questa maggioranza ha garantito al presidente della Repubblica di avere i numeri che non ha avuto nella recente votazione sulla politica estera». «E il presidente della Repubblica - ha continuato il leader di Fi - ha rimandato il governo Prodi al Senato per ottenere un voto di fiducia che potrà essere tale con quei 158 voti dei senatori richiesti dal presidente della Repubblica, quindi senza il contributo, che sarebbe un contributo anomalo, dei senatori a vita, i quali non possono sottoscrivere un patto politico, e quindi non possono impegnarsi per tutte le votazioni che si susseguiranno in Senato da qui in avanti». Per Berlusconi «è giusto e corretto che la maggioranza si basi soltanto sul conteggio dei voti politici dei senatori eletti».

"In Italia non c'è piena libertà" «In questo momento in Italia non abbiamo una situazione che ci garantisce che la nostra libertà possa essere davvero piena», ha aggiunto Berlusconi. «La libertà è il bene principale da cui scaturiscono tutti gli altri beni, il bene senza il quale nessuno di noi può mettere a frutto i suoi talenti, può operare, può operare. La libertà è la nostra essenza - ha continuato - e quindi deve essere assolutamente tutelata. E lo stato non è uno Stato legittimo se non si pone e non è capace di porsi come primo obiettivo quello di tutelare la libertà di tutti i suoi cittadini».

«Purtroppo in questo momento in Italia non abbiamo una situazione che ci garantisce che la nostra libertà possa essere davvero piena e che ci possano essere le condizioni affinchè si possano sviluppare le nostre attitività».

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