Napolitano sceglie la neutralità: «Non posso raccogliere tutti gli appelli»

Berlusconi aveva chiesto il suo intervento sul caso Speciale come capo delle Forze armate

da Roma

C’è appello e appello. Quello che gli rivolge Antonio Anedda, membro laico del Csm in quota An, Giorgio Napolitano lo fa subito suo: il capo dello Stato scriverà una lettera ai presidenti delle Camere perché prima della sospensiva estiva, «prima del baratro», il Parlamento approvi una riforma della giustizia. Altri inviti invece sono destinati a restare senza risposta. Come ad esempio quello del centrodestra, che da giorni, con Silvio Berlusconi in testa, gli chiede di battere un colpo sulla vicenda Visco-Gdf. «Evidentemente gli appelli non posso sempre accoglierli - spiega -. E in generale devo essere piuttosto misurato anche quando si tratta di interventi che a mio avviso sono legittimi e costituzionalmente fondati». Figuriamoci allora quando il caso, secondo lui, non è di competenza del Colle. E non dipende da chi lo domanda, visto che adesso ad essere accolto è un appello di un esponente di An.
Calma e gesso, quindi. Napolitano è davvero «molto preoccupato» per l’asprezza raggiunta dalla polemica politica di queste settimane e dei veleni che stanno appestando l’atmosfera. Il dibattito sul viceministro Vincenzo Visco, le anticipazioni della Stampa su un dossier D’Alema-Telecom e su un presunto conto estero del ministro degli Esteri, le voci sull’arrivo di altre intercettazioni. Un clima che il capo dello Stato vorrebbe stemperare, condannando innanzitutto l’uso disinvolto dei verbali. Bisogna evitare, dice, «che nei provvedimenti giudiziari siano inseriti riferimenti a persone estranee, non necessari per la motivazione».
Basta con i nomi dati in pasto all’opinione pubblica. E basta con le manette spettacolo. Gli atti dei pm devono avere la «necessaria cautela». «Vanno evitati - sostiene - atteggiamenti che paiono non tener conto a sufficienza delle esigenze di sicurezza generalmente avvertite. Nello stesso tempo però sappiano i magistrati procedere a valutazioni rigorose degli elementi giudiziari nel decidere l’apertura del procedimento e, a maggior ragione, delle misure cautelari». In sostanza Napolitano invoca normalità: «I magistrati si calino nella realtà del Paese, facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività».
Da qui l’esigenza a concludere subito un accordo sulla giustizia. «Rivolgerò un appello al Parlamento, agli opposti schieramenti - racconta - Sono abituato ad insistere, nonostante tutto, spes contra spem».

E bisogna fare presto, per evitare di ricorrere a decreti «privi dei necessari presupposti costituzionali». Tutto ciò, conclude, è «la conseguenza di una transizione istituzionale da 13 anni incompleta». Anzi: «Infinita».

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