Napolitano, Silvio e le «bellezze del Palazzo»

RomaFuori, il solito temporale romano d’inizio estate, che ha ridotto in un pantano i quattro ettari dei giardini. Dentro, politici, attori, industriali e grand-commis che si sparpagliano per una decina di saloni del piano nobile del Palazzo del Papi e spettegolano sul caso del giorno, il Noemi-gate. Ma a bassa voce, visto che la penuria di spazi non mette al riparo da orecchie indiscrete.
Era almeno da quindici anni che la festa della Repubblica non si svolgeva all’interno: l’ultima volta, all’inizio del settennato di Scalfaro, sparirono posate d’argento e si ruppero antichi vasi cinesi e preziose porcellane di Sevres. Da allora, per evitare altre situazioni imbarazzanti, il ricevimento si è sempre tenuto all’aperto con qualsiasi condizione climatica. Un paio d’anni fa una tromba d’aria spazzò via l’intero buffet e una decina di ospiti finì al pronto soccorso con leggeri sintomi di assideramento.
Ma Giorgio Napolitano, che si è stufato di prendere inutilmente freddo, vista la situazione climatica, ha fatto aprire i saloni di rappresentanza. E così eccolo alle 6 di pomeriggio appartarsi con Silvio Berlusconi per una breve chiacchierata, poi aprire il corteo nel Salone degli Specchi a fianco del Cavaliere. A fare ala anche diverse donne e al capo dello Stato scappa una battuta: «Mi raccomando, illustra bene le bellezze del palazzo». Le altre, sembra di capire, devono restare fuori dal dibattito politico come deve restare fuori, a giudizio del presidente, pure la vita privata del premier.
E a Berlusconi infatti Napolitano sembra offrire se non proprio una sponda, quasi una copertura. Una protezione plastica, fisica, guidando assieme a lui il giretto «regale» per le stanze storiche del Colle. E una protezione in generale, quando affida a un discorso televisivo il messaggio per il 2 giugno. «L’Italia - dice - recentemente si è ritrovata unita in diverse occasioni. Di fronte alla drammatica emergenza del terremoto. Nelle celebrazioni del 25 aprile, giorno della liberazione dal nazifascismo. Nel rendere omaggio alle vittime del terrorismo, delle stragi, della violenza politica di ogni colore. E nel ricordare gli eroici magistrati e gli appartenenti alle forze di polizia caduti nella lotta alla mafia».
Nonostante le tempeste, nonostante la rissa continua tra i partiti, ci sono quindi stati sorprendenti momenti di unità e di festeggiamenti bipartisan. Sono, spiega Napolitano, «segni di unità del Paese attorno a valori di democrazia, tanto più importanti in quanto avvengono in un periodo di aspra campagna elettorale». Ma questa, sostiene, è l’unica strada per uscire dalla secche. «Bisogna guardare la realtà senza paraocchi per accorgersi che c’è bisogno di ancora più coesione di fronte alla crisi e in vista del G8 dell’Aquila». E soprattutto, conclude, «servono riforme istituzionali», da varare «nel rispetto dei ruoli e nel libero confronto delle idee».
Meno gossip, più «coesione», questa dunque la strada indicata dal capo dello Stato, che viene intrattenuto a lungo dall’ambasciatore di Mosca, «ma io non ho capito nulla, non ho mai parlato russo». Accanto a lui Berlusconi si dice «sereno» anche se «ho un torcicollo che mi impedisce di guardare a destra e a sinistra mi è sempre risultato difficile». Ne vedrebbe poca, di sinistra, perché mentre maggioranza e ministri sono largamente rappresentati, con la sola eccezione di Gianfranco Fini, per l’opposizione ci sono soltanto Dario Franceschini e Francesco Rutelli.

Tra gli invitati, nessun diessino di peso tranne Vincenzo Visco. Molti attori e scrittori. Prima di rientrare nei suoi appartamenti, il capo dello Stato si intrattiene con Roberto Saviano. «Vieni presto qui al Quirinale che dobbiamo discutere di un po’ di cose».

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