«Il danno e il dolore umano provocati dal sisma in Abruzzo sono stati aggravati dal disprezzo delle regole». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il capo dello Stato, ricevendo nella tenuta di Castelporziano una delegazione dei francescani, ha parlato di «comportamenti dettati da avidità e dalla sete di ricchezza e di potere che umiliano linteresse generale e dei cittadini».
Insomma, anche per il Napolitano in Abruzzo cerano le scimmiette che non vedevano, quelle che non sentivano e quelle che non parlavano. Tutte saltavano da un balcone allaltro delle case aquilane, ma nessuna si accorgeva (o fingeva di non accorgersi) che quegli edifici erano insicuri. Ma chi si nasconde dietro quelle scimmiette? Finora lindice accusatore si è levato contro costruttori senza scrupoli, amministratori incapaci e imprese maneggione. A indagare su tutti è la Procura dellAquila. Ma oggi si scopre che, tra le scimmiette inadempienti, potrebbe esserci anche la stessa Procura del capoluogo abruzzese. Ne sono sicure la fidanzata e la cugina di una delle vittime della scossa: Dante Vecchioni, 53 anni, è morto la notte del 6 aprile, sotto le macerie di quel palazzo, dalle quali è stato tirato fuori solo cinque giorni dopo. «Un anno fa - denunciano le due donne - Dante presentò un esposto alla Procura dellAquila, con tanto di foto, ipotizzando che gli scavi eseguiti per realizzare il centro direzionale e due garage potevano aver compromesso la stabilità delledificio dove viveva, il complesso Cioni-Berardi con ingresso su via XX settembre n.79. Ma quellesposto non ebbe alcun seguito». Ora la fidanzata Stefania, ingegnere, e la cugina Valentina stanno costituendo un comitato con le famiglie residenti nel fabbricato: nove sono state decimate dal crollo che ha interessato unintera ala, dieci le vittime. Per tutti, la stessa domanda: «Perché i nostri appelli vennero ignorati dalla magistratura?».
Una tragedia, quella del terremoto in Abruzzo, segnata anche dalle crepe di troppi allarmi sottovalutati. Emblematica la vicenda della Casa dello studente: lesioni nelle stanze, il pilastro «marcio» della mensa, niente scale antincendio né uscite di sicurezza. Tutte anomalie che i ragazzi della Casa dello studente segnalavano, tramite i custodi, allarchitetto che aveva lo studio al primo piano della struttura, dove cerano anche gli studi di un ingegnere e di un geometra. «Larchitetto - racconta Loriana - ci disse di stare tranquilli dopo la scossa del 30 marzo», quando lo stabile era stato evacuato per i controlli. «Ci disse che chi voleva poteva rientrare e che, volendo, avremmo potuto dormire tutti insieme nella sala comune a piano terra», quella crollata la notte del 6 aprile. Sempre larchitetto era stato chiamato per controllare le crepe in alcune stanze dellala crollata: «Ci disse che era tutto a posto - racconta Roberta - e che erano crepe di assestamento». Gabriele aggiunge: «Facevamo le segnalazioni ai custodi, che erano anche elettricisti e idraulici, o al capo custode, che le girava allarchitetto».
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