Napolitano: «Soluzione rapida» Prodi frena sull’invio di soldati

Il premier: «Per battere le organizzazioni criminali le forze armate non servono»

da Roma

Martedì il pubblico grido di dolore, l’«angoscia» del presidente per le sorti della città. E ora la telefonata «lunga e concreta» con Romano Prodi, che oggi sarà a Napoli. Giorgio Napolitano, che vuole «mantenere viva l’attenzione» attorno ai problemi partenopei, spiega al premier che servono soluzioni definitive, «concertate» con le autorità locali e soprattutto rapide. E il Professore assicura: il governo vuole andare fino in fondo.
«Con il capo dello Stato - racconta più tardi Prodi - abbiamo concordato sulla necessità di un disegno veramente forte ma di lungo respiro: io non ritengo che la criminalità possa essere sconfitta con battaglie a corto raggio, con cose che possono anche piacere ma che non mordono a fondo il problema». Niente soldati, dunque? Il Professore non è contrario «per principio» a spedire delle truppe. Però ha dei dubbi sulla «effettiva utilità». Dice: «L’esercito non è la questione centrale per vincere questa sfida. Sotto qualche particolare aspetto può essere utile, ma la criminalità deriva dall’inquinamento della vita economica, del mondo degli affari, da una violazione continua della legge e su questi temi i soldati servono a poco. A ognuno il suo mestiere».
Contro l’arrivo dei militari si sono già schierati sindaco, governatore, procuratore, questore, prefetto e cardinale. Ma, mentre il ministro dell’Interno Amato sta preparando un piano organico che prevede un rafforzamento degli organici delle forze dell’ordine e la videosorveglianza delle strade, Prodi insiste sull’«approccio globale» al problema. «Noi dobbiamo lavorare sia sull’aspetto repressivo, sia sul coinvolgimento della società civile: su questo farò a Napoli delle proposte molto precise. Però dobbiamo pure, e questo è il punto centrale, lavorare per un ripristino della legalità nella vita economica e nella vita sociale di tutto il Paese, perché la delinquenza è figlia dell’illegalità».
Dopo Prodi, toccherà quindi a Giuliano Amato farsi vedere sotto il Vesuvio: il nove novembre il ministro dell’Interno presiederà un vertice operativo in prefettura. E a fine mese, la visita di Giorgio Napolitano, già la seconda dal giorno dell’elezione al Quirinale. Anche a giugno il capo dello Stato, partecipando a un incontro con i responsabili della sicurezza, mise al primo posto dell’agenda la sicurezza. Certo, il clima era più ottimista.

Il presidente sottolineò «la portata dei fenomeni criminosi», «la minaccia che grava sulla città», e i «persistenti limiti, ormai endemici, che insidiano il cammino» verso un riscatto totale. Ma comunque vedeva «voglia di fare e segnali incoraggianti».
Ora invece, mentre Napoli sta vivendo «tra i peggiori giorni» della sua storia, il capo dello Sato invita a fare in fretta.

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