Napolitano stoppa la Lega Il Cav è sempre più in sella

No, non cade. Non conviene a lui, ma anche i suoi nemici pensano che ci sia troppo da perdere. Sembra quasi che abbiano paura. Il governo Berlusconi resterà in piedi perché non ci sono alternative, perché gli amici si agitano ma poi non sanno dove andare, perché l’opposizione teme che sia troppo presto, non si sentono pronti e sanno che in questa congiuntura economica e politica chiunque va lassù, a Palazzo Chigi, trova solo grane. Non cade perché il Quirinale ha a cuore la missione in Libia e non vuole vedere emigrare un po’ di ministeri sotto i suoi occhi. Il risultato è che la maggioranza va avanti a dispetto dei santi. Tutti pregano che cada, ma poi fanno gli scongiuri perché resti in piedi. Paradossale.
La strada di Berlusconi, certo, è lastricata di trappole e mine. È così, bene o male, da quando ha vinto le ultime elezioni. Eppure il suo governo ancora resiste. Non c’è dubbio che tutto possa accadere. In ventiquattro ore Berlusconi dovrà affrontare tre voti di fiducia. Oggi c’è la verifica al Senato, quella voluta da Napolitano dopo l’ingresso nell’esecutivo dei ministri responsabili, e la votazione alla Camera sul decreto sviluppo. Domani si torna a Montecitorio ancora per la verifica. La maggioranza deve dribblare quinte colonne, assenteisti e franchi tiratori. Rischioso. Ma non è la prima volta che il premier si gioca il tutto per tutto.
Il Cavaliere infatti non sembra preoccupato. Continua a dire che la maggioranza è salda. È calmo, lascia sfogare Bossi, ascolta, si apre al dialogo con il suo alleato più fedele, non teme i silenzi di Tremonti. È, insomma, ottimista.
C’è chi valuta questo atteggiamento come semplice pretattica. Berlusconi non vuole mostrarsi debole o impaurito di fronte ai suoi nemici. Ma forse la sicurezza del Cav arriva anche da motivi razionali, da ragioni politiche. L’Europa e i mercati finanziari chiedono severità sui conti. La prossima finanziaria, che arriva dopo anni di vacche magre e con una crisi economica ancora in corso, è di quelle che nessun politico vorrebbe mai fare. Qualsiasi cosa ti inventi rischi di trovarti con la gente in piazza. I margini di manovra sono molto ridotti. Tremonti ha fatto il possibile per navigare senza scossoni in queste acque. Ora deve trovare i fondi per la riforma fiscale. Ci vuole coraggio. L’impressione è che a sinistra questo azzardo vogliano risparmiarselo. Immaginate Vendola che promette reddito di cittadinanza, cioè sussidi per tutti, e abolizione della legge Biagi, ossia posti fissi garantiti, dover spiegare alla sua gente che purtroppo non si può fare. Per il momento, cari fratelli, solo lacrime e sangue. Pensate al Pd costretto a fare i conti con le ragioni di Vendola, con quelle di Di Pietro, con quelle di Casini, con quelle del sindacato e con quelle della Confindustria con un solo programma in tasca: Berlusconi è cattivo. Il trucco perfido è sfruttare la fatica del Cav e governare con il bel tempo. Una volta che Tremonti ha messo a posto i conti arriva il partito delle cicale. È per questo che per loro se il governo cade è una disgrazia.

E poi le riforme, la guerra in Libia, le promesse internazionali di Napolitano, la rabbia del Nord, la paure del Sud... Troppa roba. Mai come adesso il Parlamento in massa tifa per la sopravvivenza di Berlusconi. A questo punto l’unica e vera preoccupazione è che qualche irresponsabile ci metta la coda.

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