Napolitano: "Su Ustica non è stata fatta luce"

Messaggio per il trentesimo anniversario della strage che ricorre domani. "Il dolore per le vittime si unisce all'amara constatazione che le indagini svolte e i processi sin qui celebrati non hanno consentito di fare luce sulla dinamica del drammatico evento e di individuarne i responsabili"

Napolitano: "Su Ustica non è stata fatta luce"

Roma - "Il dolore ancora vivo per le vittime si unisce all'amara constatazione che le indagini svolte e i processi sin qui celebrati non hanno consentito di fare luce sulla dinamica del drammatico evento e di individuarne i responsabili". Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato a Daria Bonfietti, presidente dell'Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, di cui domani ricorre il trentesimo anniversario, torna sulla vicenda dell'areo Itavia.

"Nella ricorrenza del trentesimo anniversario del disastro di Ustica, rivolgo il mio pensiero commosso a lei Presidente e a tutti i famigliari di coloro che hanno perso la vita in quella tragica notte - scrive il Capo dello Sato - Il dolore ancora vivo per le vittime si unisce all'amara constatazione che le indagini svolte e i processi sin qui celebrati non hanno consentito di fare luce sulla dinamica del drammatico evento e di individuarne i responsabili. La tenace dedizione e l'anelito di verità e giustizia con i quali l'Associazione da lei presieduta perpetua il ricordo di quel 27 giugno 1980 trovano la nostra piena comprensione - continua Napolitano - Occorre il contributo di tutte le Istituzioni a un ulteriore sforzo per pervenire a una ricostruzione esauriente e veritiera di quanto accaduto, che rimuova le ambiguità e dipani le ombre e i dubbi accumulati in questi anni. Nel sempre doloroso ricordo delle 81 vittime, esprimo a lei e ai famigliari dei caduti la partecipe vicinanza mia e della intera Nazione".

Gli avvocati: sentenza dice che fu missile Con la Sentenza depositata il 14 giugno 2010 a Palermo si è definitivamente accertato che "circa le due opzioni formulate per individuare le cause della caduta dell'aereo, e cioè l'abbattimento ad opera di un missile, o l'esplosione interna, la Corte ritiene accertata, nel rispetto degli standards di prova sopra specificati, la prima" cioè il "missile". E' quanto sottolineano, in un comunicato, i due avvocati che hanno seguito la vicenda e cioé Vanessa Fallica e Daniele Osnato. Infatti - spiegano - "la sentenza della Corte di Appello di Palermo, prima sezione, a mezzo del proprio presidente relatore Alfredo Laurino, ha chiuso ogni porta alle ulteriori fantasiose, infondate e depistatorie ipotesi di deflagrazione di una bomba all'interno del DC9, definitivamente accertando, in punto di fatto, le cause della deflagrazione per opera di un missile. La Corte, sul punto, ha vagliato le numerose perizie versate al fascicolo dibattimentale valorizzando ogni aspetto ed elemento di prova ed escludendo che una bomba potesse aver lasciato quei segni ritrovati sul relitto". "Il fatto accertato dalla Corte non potrà essere oggetto di alcuna riforma, essendo definitivo poiché l'eventuale ricorso in Cassazione potrebbe vertere su mere questioni di puro diritto. Tale fatto, quindi, è oramai giudizialmente appurato dalla magistratura Italiana e non più revocabile in dubbio".

"Indagare su chi lo sparò" Adesso "nessuno può più mettere in discussione che

quella sera del 27 giugno del 1980 l'aereo dove viaggiavano 81 Italiani sia stato abbattuto da un missile. Ora il passo successivo sarà quello di verificare di quale nazionalità era il missile", sottolineano di due avvocati.

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