Nascite, baby boom a luglio: otto bebè su 10 sono italiani

Galeotto fu il ponte dei morti. «Un elogio alla vita», scherza la professoressa Alessandra Graziottin. E per capire la battuta della direttrice del Centro Ginecologia del San Raffaele Resnati, basta fare due calcoli veloci. Il dato di partenza: a luglio c’è stato un boom di nascite che sa d’incredibile. Più 24 per cento alla Macedonio Melloni e più sette per cento in Mangiagalli, che si conferma la clinica preferita dalle mamme milanesi con ben 3.989 bimbi venuti alla luce nei primi sette mesi del 2008. E allora, non rimane che retrocedere di nove mesi lungo il calendario per capire che l’ultimo baby boom tutto milanese è stato «concepito» proprio nel novembre scorso.
Tutte piene le quaranta culle nel reparto di ostetricia della Melloni, «ma siamo riusciti ad organizzarci bene - precisa il direttore sanitario Giovanni Monza - e non c’è stato nessun spiacevole episodio di “overbooking“». In via della Commenda, per evitare il rischio di chiudere l’accettazione, «grazie all’impegno della Fondazione Policlinico - spiega il direttore sanitario Basilio Tiso - siamo riusciti ad aggiungere sei posti letto e così abbiamo fatto fronte all’emergenza senza troppe difficoltà logistiche».
Nascono bambini immigrati a Milano: 61 le nazionalità delle mamme che si sono rivolte al Buzzi, addirittura 90 quelle che hanno scelto la Mangiagalli. E però, continuano ad aumentare anche i parti delle mamme milanesi: sui 3.587 registrati nel 2007 in via Castelvetro, solo 668 hanno dato alla luce bambini stranieri. Percentuale simile in Mangiagalli: «Se nel 2005 i neonati stranieri rappresentavano il 25 per cento delle nascite totali - ricorda Alessandra Kustermann - ora ogni 100 nuovi arrivi, 80 sono italiani». Il motivo è semplice: «L’aumento dei parti ormai è un trend costante - continua la ginecologa -. Sempre più donne milanesi si rivolgono a noi, perché aumenta l’età media del primo parto (vicina ai 29 anni) e qui si sentono sicure sapendo di poter contare sempre sul servizio di analgesia peridurale e su un ottimo reparto di patologia neonatale pronto a far fronte a gravidanze a rischio o a parti problematici, più frequenti con l’avanzare dell’età della gestante».
Sotto gli occhi tiene gli ultimi dati Istat la professoressa Graziottin che ammette: «Milano sintetizza alla perfezione un trend che si sta diffondendo a livello nazionale: diminuiscono i parti nelle ventenni e aumentano quelli delle trentenni che a differenza di un tempo, hanno capito che non vale la pena sacrificare gli affetti per la carriera». In sintesi: «Fino ai 30 anni le donne si concentrano su studio e lavoro, ma poi ora scelgono la maternità con più consapevolezza, appoggiate da partner molto presenti». E se fino a poco tempo fa, prevaleva «una maternità di tipo difensivo, conseguenza della delusione delle aspettative lavorative, ora sta rimontando una motivazione di tipo espressivo, in cui il bimbo è appunto l’espressione di una scelta di vita più armoniosa in cui la carriera vale sempre di meno».


È destinato a continuare questo trend? «I dati di agosto sono molto buoni», tranquillizza Tiso. E allora non rimane che aspettare settembre per fare un paragone: in via della Commenda, infatti, quello del 2007 entrò nella storia registrando punte di 28 nascite al giorno. Galeotto fu il dicembre 2006..

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