da Milano
Il Nasdaq rinuncia al listino di Londra, e studia la cessione della sua quota del 31%, per concentrarsi su Omx, la società che gestisce i mercati di Scandinavia e Paesi baltici, dove ha come avversaria la Borsa del Dubai. Una battaglia in cui lad del listino statunitense, Bob Greifeld, ha come alleata Stoccolma: il presidente del board di Omx, Urban Backstrom, considera infatti «ostile» lofferta lanciata dalla Borsa araba, di cui afferma di avere avuto notizia da Internet. A preoccuparlo è soprattutto lidea di finire nelle mani del governo di Dubai: «Non avrei mai creduto che un altro Stato, uno Stato sovrano, avrebbe lanciato unofferta per rilevare la società», ha detto al Wall Street Journal.
Non solo: anche per il colosso di investimento svedese Investor AB, principale azionista di Omx con una quota del 10,7%, «non è ovvio» che lofferta della Borsa di Dubai sia migliore di quella del listino elettronico statunitense, anche se ha messo sul piatto 230 corone per azione, per un totale di circa 4 miliardi di dollari cash, contro i circa 3,7 miliardi di dollari (198 corone per titolo) offerti dal Nasdaq, parte in contanti e parte in azioni.
Già ora, esercitando le sue stock option, la Borsa di Dubai controlla il 28,4% di Omx. E lad preannuncia nuove acquisizioni se lOpa andrà in porto.
Ma Greifeld non intende abbandonare la partita e si prepara ad incontrare gli azionisti svedesi, mentre esplora le alternative per la cessione della quota nel Lse, destinata comunque a ridursi al 22% con le nozze fra Londra e la Borsa di Milano.
Nessuna anticipazione sui nomi dei possibili acquirenti della partecipazione, che potrebbero in teoria anche essere le banche italiane, oggi azioniste di Borsa Spa e presto del Lse (con una quota complessiva del 28%).
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