Gianandrea Zagato
Andare oltre Triboniano. Obiettivo che Palazzo Marino traduce in impianti elettrici a norma, servizi igienici, allacciamenti dellacqua e delle fogne. Servizi a chi ne ha diritto. «Gli altri? Fuori perché a Milano si rispettano le regole» osserva Guido Manca. Lassessore alla Sicurezza sa che limpresa di risanamento dellarea non è certo unoperazione facile ma «bisogna andare avanti perché altrimenti quel degrado rischia di travolgerci tutti».
E i lavori sono già partiti: un primo lotto di settecento metri quadri sarà, garantiscono i tecnici dellassessorato, disponibile «entro fine dicembre». Cinquanta container - ognuno di dodici metri - ospiteranno i rom bosniaci in regola con il permesso di soggiorno rilasciato dalla questura di Milano: «Zona controllata giorno e notte per evitare che possa tornare fuorilegge. Scelta condivisa pure da questi nomadi che non vogliono aver nulla a che fare con quelli detnia romena, tanto che hanno chiesto di essere divisi da un muro». Storia di rancori e di vendette che potrebbero rendere «più difficile» la seconda tappa dei lavori, «quando ci occuperemo della zona occupata dai romeni, dopo aver ripulito e reso vivibile una prima fetta dellarea». Operazione seguita passo passo dagli uomini della polizia municipale e della protezione civile del Comune: «Anche qui procederemo allabbattimento della baraccopoli e al trasferimento temporaneo degli irregolari: giusto il tempo necessario per consentire la costruzione di piazzole attrezzate. Tempo necessario? Secondo la previsione, entro la fine di marzo» aggiunge lassessore Manca. Che per riportare a condizioni di vita dignitose spende qualcosa come un milione di euro, «il più consistente investimento delle amministrazioni pubbliche italiane per costruire un campo nomadi attrezzato».
Impegno per rimettere, «una volta per tutte», fa sapere Manca, ordine in una zona fuori controllo: «Un vero e proprio fortino dellillegalità come dimostrato anche dalle denunce firmate dalle Ferrovie dello Stato per i continui furti che avvengono nello scalo (di Fiorenza, ndr) limitrofo alla baraccopoli» o dal grido dallarme lanciato dai dirigenti della Ont, società che si occupa di movimentazione di container, «non solo spariscono carichi di televisori, componenti elettroniche ma pure passeggini per neonati». Lultimo furto, dicono dallufficio commerciale dellazienda di trasporti, è avvenuto giovedì «ma non cè giorno che non ritroviamo rotti i sigilli dei container, anche di quelli vuoti». Situazioni di convivenza ormai impossibile che il Comune intende affrontare una volta per tutte, «è il punto chiave del nostro intervento: solo regolari e controlli ferrei, ventiquattrore su ventiquattro». Milano va dunque avanti nel percorso di aiuto, unico argine al degrado e allillegalità, «mentre la Provincia di Milano si è ormai dimenticata delle promesse fatte davanti al prefetto Bruno Ferrante, di quellimpegno assunto da Filippo Penati di affrontare lemergenza rom trovando soluzioni di ospitalità nei Comuni dellhinterland: progetto rimasto lettera morta, escluso laffitto di 32mila euro pagato a un imprenditore privato di Sesto San Giovanni che dà un posto letto a quaranta persone». Comportamento che la dice lunga, continua Manca, sullindisponibilità dellamministrazione provinciale di via Vivaio di «dare una mano concreta a chi ha bisogno: assenza di ogni spirito di generosità e di solidarietà quando dalle parole di deve tradurre nei fatti».
Valutazione dettata al cronista mentre in via Triboniano, strada parallela vicino al cimitero di Musocco, Palazzo Marino svuota una baraccopoli per restituire regole prima che la questione diventi di ordine pubblico.
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