La sua verità lha già raccontata ai giornalisti. Ed è la stessa verità che Natalie, il trans brasiliano nella cui casa è stato sorpreso dai carabinieri lex governatore del Lazio Piero Marrazzo, ha messo a verbale, quando è stata ascoltata dagli inquirenti che indagano sul presunto video-ricatto. «Era fine giugno tra le 15 e le 17 - ricorda - io ero con Piero e a un certo punto sono arrivati due carabinieri in borghese, Carlo e Luciano. Hanno bussato, credevo fosse una mia amica. Avevo detto a loro che non avevo clienti, ma Carlo e Luciano sono entrati dicendomi che ero con qualcuno che a loro interessava molto vedere. Piero stava nella stanza, era in mutande bianche. Loro mi hanno obbligato a uscire sul balcone. Ero lì fuori e si sono parlati per circa venti minuti. Poi - prosegue ancora Natalie - sono tornata nella stanza, e ho sentito che minacciavano Piero dicendo che se lo avessero portato in caserma lo avrebbero rovinato dato che stava con un transessuale. Ho sentito che uno dei due voleva cinquantamila euro, e altri cinquantamila li voleva laltro, ma Piero non aveva quei soldi».
Questa versione, depositata agli atti del tribunale del Riesame che dovrà pronunciarsi la prossima settimana sullistanza di scarcerazione presentata dai legali dei quattro carabinieri indagati, fa il paio con le dichiarazioni rese a caldo dal trans brasiliano ai cronisti. Agli atti del tribunale del Riesame anche la testimonianza del legale di Gianguarino Cafasso, il tossicodipendente morto nel settembre scorso confidente di uno dei quattro carabinieri accusati del ricatto al governatore.
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