Per fortuna in Gli altruisti (Guanda, pagg. 366, euro 19) di Andrew Ridker non c'è «l'America profonda» quella che, di norma, salta fuori dopo 150 pagine di romanzo dedicate a infiniti campi di granturco o altre cose che dovrebbero fare tanto corn belt. Nel romanzo d'esordio di questo scrittore, classe 1991, semmai c'è l'America che affonda e cerca di tenersi a galla. E non aspettatevi un affondamento epico, perché di epica in Andrew Ridker, che ha la sua cifra in una prosa sardonica e minimale, non troverete traccia.
O meglio uno dei protagonisti della vicenda il sogno americano lo ha inseguito, almeno nella sua testa, o forse semplicemente millantato. Arthur Alter, professore di ingegneria applicata in una polverosa università del Midwest ha raccontato alla famiglia di essere come uno dei pionieri. Fuga dalla grande città, ricerca della felicità, desiderio di essere libero e di non lavorare più per le grandi aziende che mandano avanti cantieri «assassini», come quello in cui lavorava sull'interstatale 93 di Boston. E allora prima professore a Saint Louis e poi una carriera universitaria che non decolla e dove non si pubblica mai niente. Questo trascinandosi al seguito la moglie Francine, che non ci mette molto a capire quanto sia fedifrago e fragile...
Ma Francine non sarà per sempre lì a salvare il marito da se stesso. Quando muore di cancro, la situazione familiare crolla e i due figli della coppia scappano a New York, armati di una momentanea indipendenza economica dovuta all'eredità che la madre ha lasciato loro diseredando Arthur. Ma non c'è scampo in questa America fragile e senza eroi della frontiera, i due pargoli si portano dietro il «baco» di famiglia.
Maggie non riesce ad essere felice, ha la testa piena di tutela dei diritti, di minoranze, di lotta al consumismo. Ma il risultato è tutt'altro, lavori senza senso, dall'infiltrata del sindacato alla baby sitter bianca che deve parlare, in inglese perfetto, al pargolo di una famiglia di latinos. E soprattutto c'è un rifiuto del cibo e della felicità che le piacerebbe far passare per sensibilità e altruismo ed è solo disagio. Non va meglio al fratello Ethan. Ethan consuma ma ha mollato il lavoro, Ethan non esce, e compra costosi prodotti italiani a colpi di carta di credito e di acquisti on line.
Questa è la loro situazione quando giunge una lettera del padre che riunisce la famiglia... E tutti i nodi vengono al pettine. Non vi sveleremo come, ma ci vengono con grande ironia e anche un filo di speranza. Perché, se nel libro c'è tutta la disfunzionalità impotente per eccesso di possibilità che caratterizza la nostra modernità, c'è anche la ricerca, a tratti dolorosa a tratti divertente, di un equilibrio dentro quella cosa complessa che è la famiglia e quella cosa ancora più complessa che è la vita.
Alla fine gli Alter un equilibrio lo trovano, ed è un equilibrio per certi versi molto old style. Ah, direte, allora vedi che c'è l'America profonda? No c'è l'America superficiale che si ancora a un granaio da ristrutturare e riscopre così le sue mani e il gusto di fare. È tutta un'altra storia.
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