Al Nazionale di Milano

Dio solo sa che mal di pancia ha colto anni fa Gina Lollobrigida quando si rese conto che il famoso musical Mamma mia! non era altro che la fotocopia, debitamente aggiornata, di quel Buonasera, signora Campbell che, nel lontano ’68, ebbe negli Usa un successo pari solo all’indifferenza che lo accolse a casa nostra. Fatto sta che, con qualche salutare potatura, e quel ritmo indiavolato e suadente tipico di una pop-opera perfettamente riuscita, Mamma mia!, dopo aver trionfato sullo schermo con Meryl Streep, giunge ora sul palco del Nazionale di Milano nella versione originale di Broadway.
Tradotta nell’italiano luminoso e solare di Stefano D’Orazio con un team di interpreti che nulla ha da invidiare ai cast della Grande Mela. Non abbattetevi se in teatro non ci è dato scorgere gli incantevoli scorci di Skiathos e Skopelos: il magnifico sipario mobile che ogni tanto spezza la simmetria dell’azione con le sue azzurrissime onde ci immerge subito nella favola mediterranea della buona fata di nome Donna e della sua procace figliola Sophie. La quale, per rivalsa nei confronti di una mamma ragazza-madre ed ex figlia dei fiori che ignora, vent’anni dopo averla messa al mondo, con quale dei tre fidanzati che carnalmente conobbe l’abbia concepita, si appropria del diario cui Donna confidava le sue pene. E poi scrive ad ognuno dei presunti padri invitandoli alle sue nozze in bianco con tanto di strascico. Proprio qui sta la trovata: è la nuova generazione rappresentata da Sophie (ovvero la deliziosa Elisa Lombardi) a prevaricare sull’esuberante femminilità di Donna-Chiara Noschese. Sopraffatta, almeno all’inizio, da certe irripetibili trasgressioni che teme di non poter più ripetere. È infatti la new wave che ora canta nel pittoresco linguaggio inaugurato dai brani strepitosi degli Abba (presenti in scena con ben 22 melodie che mandano in delirio il pubblico) a condurre il gioco. Finendo per contagiare anche le figurine di fondo di questo affresco all’insegna dell’ottimismo dove la gioia collettiva si celebra all’ombra di Thoreau. Una volta tanto dislocato in un’isola dedita al turismo delle Anime Belle dove, se non ci sono più i boschi e la pace di capanne sperse nel verde, in cambio tutti trovano la felicità lontano dalle Cities, dai bookmakers impazziti e dal delirio della Borsa di New York.
Già, perché nella storia fanno da padrone anche due simpaticissime befane, amiche per la pelle di Donna, ex irrequieta ragazza affamata d’amore. Che, con le coetanee di un tempo, girovagava per l’Europa cantando a gola spiegata in un coro che, dice lei, fece epoca ovunque. Che oggi sono due straordinarie caratteriste di nome Giada Lorusso e Lisa Angelillo. La prima una zitella alta un palmo dalla zazzera corvina che balza da un capo all’altro della scena assatanata dal sesso. Mentre la seconda, dal lungo capello biondo stirato ad arte sopra la bocca procace fa il verso con spirito al fantasma di Veronica Lake. Inutile aggiungere che entrambe troveranno l’anima gemella: la prima uno dei «padri» di Sophie, la seconda un ricciuto ragazzotto dell’Egeo vittima consenziente del suo ingordo appetito.
E i padri? L’infallibile triade formata da Gipeto, Luca Arcangeli e Roberto Andrioli ripiegherà sul passato. Uno di loro (non vi diremo quale) conquisterà finalmente Donna. Il secondo, come vi ho detto, cederà a Giada mentre il terzo, sorpresa!, confesserà a Chiara Noschese che lo attende in patria un amico gay. E Sophie? Beh, in omaggio alla liberazione della donna, manderà stavolta all’altare la mamma optando per una convivenza senza giudici e senza problemi col suo Sky (il longilineo Giuseppe Verzicco).

Così l’isola delle illusioni d’amore si trasforma sotto i nostri occhi nell’Eden di una ritrovata purezza di cuore grazie alla sopraffina colonna sonora che allinea evergreen come I have a dream, (divenuto grazie a Franco Travaglio C’è un sogno in me), Money, money, money, Dancing Queen, The Winner takes it all ossia «Chi vince prende tutto» e, com’è logico, Mamma mia!. Emblema del musical più amato di tutti i tempi che da quando debuttò 11 anni fa nel West End londinese prima di sbarcare in ben 240 città ha incassato fino ad oggi la bellezza di 240 milioni di dollari.

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