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La partita a scacchi che deciderà il nuovo governatore della Banca d’Italia entra nel vivo questa settimana, dopo la nomina di Mario Draghi a presidente della Banca centrale europea. Ma la scelta del candidato in grado di creare il maggior consenso possibile ancora non è definita. E non sembrano attesi forti colpi d’acceleratore nell’immediato. Draghi inizierà l’incarico a Francoforte il primo di novembre e i prossimi giorni, a Roma, dovrebbero essere dedicati ai contatti istituzionali per fare il punto dopo il Consiglio europeo della scorsa settimana. A Bruxelles, venerdì, il premier Silvio Berlusconi ha parlato di una rosa di tre nomi per il posto che verrà lasciato vacante da Draghi: l’attuale direttore generale di Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni, il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, e il consigliere esecutivo della Bce Lorenzo Bini Smaghi.
Nei giorni scorsi il nome dato per favorito è stato quello di Saccomanni, indicato come miglior garanzia per la continuità e l’indipendenza nella gestione dell’istituto in una congiuntura cruciale per il futuro dell’euro e per le finanze pubbliche. Grilli sarebbe invece il candidato favorito al ministero dell’Economia. La candidatura di Bini Smaghi è emersa chiaramente soltanto venerdì: il banchiere fiorentino ha dalla sua i sei anni d’esperienza nel braccio operativo dell’Eurotower.

La procedura, disciplinata dalla riforma del risparmio (legge 262 del 2005), prevede che la nomina sia disposta «con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia».

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