Assalto con caschi e volto coperto. Le scene viste a Lecco il 28 aprile rappresentano l'ennesima dimostrazione violenza dell'estrema sinistra, incapace di convivere democraticamente con chi esprime un pensiero difforme dal loro. Se questa impostazione fosse condivisa anche dalla parte opposta, l'Italia oggi non sarebbe diversa da quella degli anni Settanta, delle violenze di strada, delle bombe e delle sparatorie. A scatenare la violenza delle frange antagoniste è stata la commemorazione, autorizzata, da parte di un gruppo di destra per di 16 appartenenti alla Repubblica Sociale Italiana fucilati il 28 aprile 1945. Un raduno pacifico davanti a una lapide, che centri sociali e gruppi violenti hanno cercato di raggiungere per creare l'ennesimo momento di violenza. La polizia si è interposta e gli antagonisti hanno ripiegato sul Comune di Lecco, dove era in corso il Consiglio comunale, poi sospeso.
Sono stati gli uomini del Reparto Mobile della Polizia di Stato di Milano a impedire che i violenti riuscissero a fare irruzione all'interno del Palazzo del Municipio. Il gruppo, composto da incappucciati con bastoni e caschi, ha tentato di sfondare lo schieramento di agenti, che hanno risposto con una carica di alleggerimento con l'obiettivo di disperdere i facinorosi. Nello scontro, purtroppo, si sono registrati due poliziotti feriti e diversi sfollagente che sono stati spezzati. "Si è tenuta una riunione operativa presieduta dal signor procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lecco Ezio Domenico Basso per delineare le fasi investigative da intraprendere, al fine di identificare compiutamente gli autori dei fatti di reato commessi", si legge in una nota della Questura di Lecco. La Digos è stata coinvolta nelle indagini.
"Ogni anno sembra assistere a qualcosa di surreale, fuori dal tempo, uno spaccato con la realtà, una guerra senza fine, tutti cittadini italiani che quando va bene si fronteggiano insultandosi gli uni con gli altri e quando va male attaccando l'ultimo baluardo di democrazia", ha dichiarato Pasquale Griesi, segretario del sindacato Fsp della Polizia di Stato. Quell'ultimo baluardo, sottolinea, è "formato da uomini e donne, poliziotti che evitano il contatto tra i due schieramenti, incolpati a prescindere da coloro vestiti di nero che fanno il saluto romano o fascista, chiamatelo come più vi aggrada, di non far nulla per evitare di essere insultati e fare la loro commemorazione, quindi difendendo quelli vestiti di rosso, che a loro volta ci offendono e ci incolpano di permettere queste commemorazioni che rievocano il periodo fascista". Quel che è sicuro, ha precisato Griesi, è che "quelli vestiti di nero stanno al loro posto, fanno la loro commemorazione come se fossero in un teatro, la Digos procede all'identificazione e finisce tutto così. Mentre dall'altra parte vi è chi ha deciso di monopolizzare la violenza: coloro vestiti di rosso, antifascisti, che credono purtroppo di essere democratici, sono coloro che attaccano le Istituzioni. Attaccano l'ultimo vero baluardo di democrazia, i poliziotti, e dopo aver fatto cadere a terra un padre di famiglia in uniforme lo calpestano, lo prendono a calci, gli procurano diversi giorni di prognosi: per chi veste un'uniforme non c'è scampo, va menato".
Ancora una volta, spiega Griesi, "mentre ci focalizziamo al tanto estremista saluto romano che non condivido, chiariamolo, c'è chi utilizza violenza e crede di poterlo fare, di esserne autorizzato, protetto da racconti giornalistici e da una certa politica! Ancora un giorno in cui non ci siamo fatti male per un saluto romano, siamo tornati a casa sfasciati, lesionati, feriti per mano di chi professa Democrazia, per chi crede di essere antifascista, per chi ha monopolizzato la violenza. Il pericolo sono questi delinquenti! Non vanno più tollerati, a noi tocca il compito di fermare i violenti, ai tribunali il compito di fermare le violenze".
La contromanifestazione di sinistra ha coinvolto circa 200 esponenti dei movimenti antifascisti della zona ma da questo contingente se ne sono staccati alcune decine, parte della frangia estremista lecchese, che hanno cercato di trasformare il tutto in violenza. Alcuni di loro sono già stati identificati e appartengono ai movimenti locali, sono volti noti alle forze dell'ordine, che ora stanno proseguendo con la visione delle immagini per individuarne quanti più possibile.
Purtroppo è ormai diventata una costante, ogni manifestazione che riguarda l'area sinistra viene infiltrata dai violenti che cercano lo scontro con le forze dell'ordine per generare caos e violenza. Il decreto Sicurezza mira a inasprire le pene anche come strumento di deterrenza.