Un brusco calo di potenza. E Bruno Mussolini muore pilotando un aereo militare

Mentre sta per testare un Piaggio P. 1088, un bombardiere quadrimotore pesante, il terzogenito dell'allora presidente del Consiglio si schianta su un campo di granoturco, a Pisa. La sua morte getta nello sconforto l'intera famiglia

Un brusco calo di potenza. E Bruno Mussolini muore pilotando un aereo militare
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È il 7 agosto 1941, nel pieno della seconda guerra mondiale, quando Bruno Mussolini, 23 anni, figlio del duce e di Rachele Guidi, si schianta su un campo di granoturco a Pisa, mentre pilota un aereo militare. Perde la vita durante un volo di prova insieme al tenente pilota Francesco Vitalini Sacconi e al maresciallo motorista Angelo Terzini. La causa? In fase di atterraggio, i motori del velivolo subiscono un brusco calo di potenza, fino a farne terminare la corsa. Poco prima dello schianto, il giovane Mussolini sembra intuire l'imminente tragedia, tant'è che stacca i contatti elettrici per evitare un incendio, e riesce a spingere il velivolo lontano dalle abitazioni sottostanti.

La passione per il volo

Bruno Mussolini
Fin da bambino, Bruno Mussolini mostra una grande una passione per l’aviazione: a 17 anni entra a far parte della Regia Aeronautica, diventando uno dei piloti più giovani d’Italia. Decorato con onorificenze, come la Medaglia d’oro al valore aeronautico e due volte Medaglia d’Argento al valor militare, viene anche coinvolto nel settore civile dell’aviazione: fonda la LATI (Linee Aeree Transcontinentali Italiane), la compagnia aerea che a quel tempo collega l'Italia al Brasile, e partecipa all’attività della compagnia Ala Littoria. Il giovane Mussolini non risparmia le missioni in volo: aviatore di tre guerre, volontario in Africa e Spagna, sorvola più volte oceani e deserti, ma non trascura la famiglia. A 20 anni sposa Gina Ruberti, 22 anni, e nel 1940, dal loro amore nasce Marina. Sono una coppia innamorata da sempre. Già durante le missioni militari di Bruno, i due si scambiano lettere fitte di amore e confidenze. Gina, ragazza semplice e tranquilla, aspetta e conta i giorni che la separano dall'uomo che ama. Nonostante i periodi di lontananza, la loro è una famiglia serena. Quando il giovane Mussolini è libero da impegni professionali, vive con moglie e figlia a Roma, a villa De Herits, una prestigiosa residenza di fine Ottocento, oggi in parte destinata a ospitare una delle sedi dell’Università Luiss.

Allo scoppio della seconda guerra mondiale, il pilota viene assegnato al quarantasettesimo Stormo Bombardamento Terrestre di Grottaglie, in provincia di Taranto e, nel giugno del 1941, trasferito al quarantaseiesimo Stormo, a Pisa, dove perderà la vita alla guida del quadrimotore pesante da bombardamento, il Piaggio P.108B, progettato in Italia. La sua morte è un duro colpo per tutta la famiglia Mussolini. Il padre Benito, appresa la tragica notizia, raggiunge immediatamente l’ospedale Santa Chiara di Pisa, dove trova il figlio già privo di vita. Il terzogenito era per il duce più che un figlio, amato e stimato per il coraggio e la passione con cui affrontava la vita, anche in tempi di guerra, tant’è che nel libro "Parlo con Bruno", il duce raccoglie parole colme di affetto e dolore per ricordare l’ultimo periodo di vita del terzogenito. Ne viene fuori un ritratto struggente del giovane, definito dal padre come schivo, coraggioso e “che aveva le ali”. Un ricordo di un padre affranto, lontano dalla figura autoritaria e pubblica.

Lo sconforto dei familiari

Tra le pagine di quel libro non mancano alcuni interrogativi del padre. "Resterà un mistero perché non uno dei quattro motori abbia risposto al tuo comando", scrive Benito Mussolini. Secondo alcune voci, a quel tempo, infatti, l'uomo appare dilaniato dal dubbio e dal timore che qualcuno abbia potuto provocare la morte del figlio, ma la Procura non apre alcun fascicolo e non vengono mai fatti riferimenti a sabotaggi o attentati.

A ciò si aggiunge un inquietante racconto fatto dal secondogenito di casa Mussolini, Vittorio, che a quel tempo riferisce che il giorno della tragedia, Bruno, prima di salire sul velivolo, racconta al fratello di aver fatto uno strano sogno: si trovava a Mosca, invitato da Stalin in un Cremlino di legno, somigliante a una grande cassa. Un presagio, dunque, impresso nella mente di Vittorio.

nozze bruno mussolini
Le nozze di Bruno Mussolini e Gina Ruberti
La morte di Bruno travolge anche la giovane Gina. Rimasta vedova giovanissima e indicata dai più come la nuora prediletta del duce, si trasferisce con la piccola figlia a vivere a Villa Torlonia con i suoceri, ma scompare dalla vita pubblica, vivendo nell’ombra, avvolta dal dolore. Il 3 maggio del 1946 muore a Blevio, annegando nel lago di Como durante una gita in motoscafo con un’amica e tre militari inglesi. Quella sera la donna, che trascorrendo un periodo in una delle residenze Mussolini, è già pronta per andare a dormire e non ha nessuna voglia di uscire, ma alla fine viene convinta dall'amica. Fa particolarmente freddo e le acque sono agitate, quando una burrasca travolge il natante, che si rovescia. La donna cade in acqua e il suo corpo verrà restituito il giorno dopo. Lascia orfana, a soli cinque anni, la figlia Marina, che sarà cresciuta dalla nonna materna.

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