Leggi il settimanale

Così lo scontro tra Pd, M5s e renziani sabotò la donazione di 10mila monoclonali

Dalle e-mail esclusive durante la fase pandemica emerge il coinvolgimento diretto di Speranza e spunta il nome dell’ex sindaco Pd Nardella. Quando Sileri chiese la testa dell’ex direttore Aifa Magrini

Così lo scontro tra Pd, M5s e renziani sabotò la donazione di 10mila monoclonali

Che fine hanno fatto gli anticorpi monoclonali made in Italy? Sono passate un po’ sottotraccia in commissione d’inchiesta Covid le parole dell’ex sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri: «Nel mese di novembre del 2020 avevo ricevuto una comunicazione (...) c’era la possibilità di avere gli anticorpi monoclonali gratuiti. E questa cosa rimase pressoché bloccata, tanto che io mi battei affinché gli anticorpi monoclonali arrivassero. [...]Sugli anticorpi monoclonali io chiesi la testa di Nicola Magrini (l’ex direttore di Aifa fino al febbraio 2024, ndr) e lo misi per iscritto. Perché la lentezza in Aifa che non rispondeva nemmeno ai messaggi e alle indicazioni mi preoccupava non poco».

In pochi ricordano che una società farmaceutica straniera era pronta a regalare all’Italia 10mila dosi di anticorpi monoclonali. Che successivamente il nostro Paese avrebbe comprato a mille euro l’uno. Dei questa vicenda si era occupato per primo il «Fatto quotidiano» nel dicembre 2020, ma in questi giorni il Giornale - in esclusiva - è riuscito a ricostruire la verità su questa mancata consegna - che avrebbe potuto salvare molte vite - grazie a una serie di e-mail esplosive che raccontano una vicenda rocambolesca e politicamente scottante. Si tratta della corrispondenza che l’ex numero due dell’Oms Ranieri Guerra ha depositato lo scorso luglio in commissione Covid (desecretata nei giorni scorsi) e che ha allegato al verbale della sua audizione presso la Corte dei Conti il 22 gennaio 2022.

Secondo le mail il 9 ottobre 2020 Ranieri Guerra ricevette una comunicazione dal professor Guido Silvestri (virologo e capo del Dipartimento di Patologia e del Laboratorio di Medicina della Scuola di Medicina dell’Emory University ad Atlanta - Usa), che lo informava della possibilità di una donazione per l’Italia di 10mila dosi di anticorpo monoclonale Eli Lily. Siamo nella seconda fase della pandemia, come si legge nelle carte è Guerra ad informare l’ex ministro della Salute Roberto Speranza, raccomandando «l’interlocuzione con Aifa nella figura del dottor Magrini per tutte le procedure regolatorie necessarie» e quella con Giovanni Rezza per ministero della Salute e Usmaf (l’(Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera, ndr)».

Stando alla ricostruzione di Guerra «la sera del 9 ottobre il dottor Ippolito conferma di avere discusso in merito alla necessità di finalizzare i protocolli di utilizzazione del farmaco», in uno scambio tra Rezza e Magrini c’è un primo via libera di massima. Silvestri stimola «una comunicazione del ministero e/o di Aifa per poter procedere alla donazione», Silvestri sottolinea come «l’uso degli anticorpi nello studio di fase 3 della Lilly nei pazienti ad alto rischio abbia ridotto il livello di ospedalizzazione di oltre il 90%», passano inutilmente altri dieci e il 19 ottobre 2020 - dopo che tra Silvestri e Magrini sarebbe seguito uno scambio di e-mail tecniche sugli effetti avversi dei monoclonali - il virologo di Atlanta convoca una riunione virtuale con Aifa per il 28 ottobre 2020, mettendo in copia i soggetti istituzionali competenti: Giuseppe Ippolito per lo Spallanzani, Giovanni Rezza per il ministero della Salute, il professor Franco Locatelli per il Consiglio Superiore della Sanità e i vertici di Aifa.

È su Magrini che Silvestri ha delle perplessità, ne parla via email il 22 ottobre anche a Ippolito, Guerra e Rezza: «Vi scrivo a parte per chiedervi se pensate che sia il caso di fare un po’ di pressione a Magrini per lo studio sugli anticorpi (...) sono molto preoccupato, perché lui sembra abbastanza disinteressato e poco responsivo, e temo che se non ci muoviamo in fretta si rischia di perdere un’occasione straordinaria per colpa di lungaggini o negligenze burocratiche che penso siano davvero da evitare viste le circostanze attuali. Io mi sto sbattendo come un matto per assicurarmi queste 10mila dosi di LY CoV555, ma lui è poco responsivo, e Lilly è confusa dal fatto che adesso si è mosso Domenico Mantoan (il presidente Aifa) in modo apparentemente non coordinato con Magrini. Tenete presente che ogni giorno che passa aumenta il rischio che Donald Trump requisisca le dosi o che altri Paesi europei arrivino prima dell’Italia nel convincere Lilly a dargli gli anticorpi senza passare per Ema. Grazie».

Stando alla ricostruzione di Guerra, la video-riunione tra Aifa e Lily fissata per il 28 ottobre 2020 viene rinviata al giorno dopo su richiesta proprio di Magrini. Guerra non partecipa non avendo nessuna veste istituzionale e nessun potere decisionale nel merito e trovandosi ai funerali di sua madre, nel frattempo deceduta. «Dalla riunione sembra emergere un’opposizione decisa e inattesa di Ippolito, rimarcata sia da Rezza che da Silvestri che ne danno comunicazione via mail in corso di videoconferenza», è la ricostruzione dell’ex numero due Oms. «Il dott. Antinori conferma anche la negatività espressa da Magrini in merito alla realizzazione dei trial da lui disegnati per lo Spallanzani, poi parzialmente rientrata a seguito di un richiamo di responsabilità che Rezza dice di avere esercitato».

Il giorno dopo, Silvestri scrive ancora a Guerra e Rezza chiedendogli di intercedere per incontrare Speranza, specificando che muoversi in anticipo avrebbe potuto scongiurare anche eventuali chiusure in vista della seconda ondata. Chiusure che sarebbero avvenute da lì a breve: «Cari Ranieri e Gianni, ho riflettuto molto su quello che è successo ieri durante la chiamata con Aifa e Lilly, soprattutto il comportamento di Ippolito (poiché Magrini alla fine ha fatto una mezza virata verso la ragione), e ne ho parlato a lungo al telefono con Antinori, che mi ha confermato non solo «l’assurdità delle obiezioni scientifiche all’uso degli anticorpi», ma anche il fatto che questo sabotaggio potesse favorire un certo business.
Rezza si muove, Silvestri scrive direttamente a Speranza ma non riceverà mai risposta. A Guerra, Antinori e Rezza Silvestri scrive: «Come temevo... Ma vado in “pubblico” a raccontare questa storia. Perché certe cose si devono dire, sennò saremmo solo degli ipocriti».

E qui la vicenda si complica. Forse allarmato dai toni di Silvestri, Rezza rassicura: «Il ministro ha detto di andare avanti e Magrini mi ha appena detto che se è gratis le dosi le prende, per cui credo si possa procedere con un sollecito». Il 5 novembre tutto precipita: la Eli Lilly conferma a Silvestri il congelamento dell’interesse «considerate le perplessità manifestate», dopo un paio di e-mail al veleno scambiate tra Silvestri e Magrini, il 1 dicembre Silvestri manda a Guerra e Rezza la verità sul ruolo di Speranza. Spunta anche il nome dell’allora sindaco Pd di Firenze Dario Nardella: «Carissimi, Come sapete sto cercando di ricostruire la vicenda anticorpi Lilly», scrive lo scienziato. Dice che Speranza sapeva del tentativo di portare 10mila dosi in Italia «con procedura accelerata, a titolo gratuito tramite la formula del “trial clinico pragmatico”».

Ma dopo due mesi e 20mila morti spunta fuori un secondo tentativo, il <CF3201>broker </CF>della situazione sarebbe stato Nardella, che avrebbe riattivato le interlocuzioni con l’azienda produttrice di monoclonali. Non più gratis ma a mille euro a dose. È qui che la storia finisce sul Fatto, il 21 dicembre 2020 Silvestri lo dice ai suoi amici via mail: «Alcuni giorni fa Lilly Italia ha passato la storia di Aifa al Fatto Quotidiano, che l’ha raccontata in modo duro ma sostanzialmente veritiero. Pare ci siano dietro questioni politiche tra Pd, M5s e renziani che non conosco e nemmeno mi interessano. Io tengo un profilo basso, e personalmente avrei aspettato a fare uscire lo scandalo, ma ho la coscienza limpida e se interrogato non posso non dire la verità, per il Paese, per i malati e per me stesso (e certamente non mentirò per proteggere il sabotaggio» che secondo Silvestri sarebbe stato operato da Ippolito e Magrini (in Aifa era già arrivato Giorgio Palù).

«Partiranno interrogazioni e denunce penali, nel caso fossi chiamato in causa da questo punto di vista (parlamento e/o magistratura) voi tre ne uscite benissimo, considerando l’aiuto enorme che mi avete dato in questo tentativo e le chiarissime prese di distanza da parte vostra nei confronti dei due di cui sopra».

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica