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David Rossi, i pm contro i giornalisti delle Iene

Il manager Mps sarebbe stato ucciso, ma per i magistrati senesi la colpa è dei giornalisti che hanno fatto riaprire il caso

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David Rossi probabilmente è stato ammazzato ma alla sbarra ci sono i giornalisti che lo dicono da anni, Antonino Monteleone e Marco Occhipinti, accusati dai pm di Siena che da anni si ostinano a dire che si è suicidato dopo indagini a dir poco claudicanti, con un serio rischio di inquinamento probatorio denunciato da immagini, prove sparite e testimonianze documentali.

Eccolo, l’ennesimo paradosso della giustizia all’italiana. Sulla strana morte del manager Mps caduto dalla finestra del suo ufficio di Rocca Salimbeni il 6 marzo 2013 l’ultima perizia dei Ris commissionata dalle Iene sembra aver messo un punto fermo: al 95% la caduta, le ferite al polso e alcune ecchimosi da colluttazione raccontano di un David Rossi aggredito nel suo ufficio, picchiato e tenuto penzoloni dalla finestra fino alla caduta a candela e alla sua agonia, immortatala dalle telecamere di sicurezza.

Come sappiamo dalle audizioni nella commissione d’inchiesta bis di questa legislatura, presieduta da Giuseppe Vinci (Fdi), in quegli uffici era possibile entrare e uscire senza essere identificati. L’ipotesi che lui si sia tenuto alla sbarra prima di cadere - che i Ris nel 2022 avevano sposato con un video che aveva «scagionato» i pm - è carta straccia. Il software usato per quella ricostruzione era obsoleto e usato senza un diritto di licenza, la Sapienza e i Ris lo ammetteranno domani sera nella puntata delle Iene facendo infuriare il presidente della precedente commissione d’inchiesta Pierantonio Zanettin, che la perizia l’ha commissionata all’Arma e all’Università.

Domani sera alle Iene nel servizio di Roberta Rei la famiglia dopo anni di battaglie, perizie contestate e richieste rimaste senza risposta chiederà di riaprire le indagini. Ma è proprio l’autore del servizio a essere accusato di diffamazione a mezzo stampa assieme a Monteleone e a Davide Parenti, che della trasmissione è lo storico, coraggioso inventore.

Stamattina a Genova alla sbarra c’erano anche Laura Casarotto e l’ex sindaco di Siena Pierluigi Piccini. Il procedimento genovese riguarda proprio alcune dichiarazioni attribuite a Piccini e mandate in onda nell’ottobre 2017 in un servizio televisivo sul caso Rossi, nelle quali si faceva riferimento a presunti festini a luci rosse che si sarebbero svolti in una villa nel Senese e ai quali avrebbero partecipato due dei tre magistrati coinvolti nelle indagini sulla morte del manager. Piccini, la cui posizione risulta nel frattempo prescritta, ha più volte sostenuto che l’intervista sarebbe stata «carpita» e che le sue dichiarazioni non avrebbero dovuto essere trasmesse. A presentare denuncia sono stati alcuni dei magistrati chiamati in causa nel servizio televisivo: Nicola Marini, Aldo Natalini e e Antonino Nastasi sono i magistrati che hanno portato avanti le indagini; Andrea Boni, Salvatore Vitello e Fabio Maria Gliozzi sono rispettivamente i due procuratori capo di Siena e il procuratore aggiunto.

Secondo la deposizione dell’ex colonnello dei carabinieri a Siena Pasquale Aglieco, la scena del delitto sarebbe stata pesantemente compromessa dai pm.

L’ufficiale, senza averne titolo, avrebbe partecipato dal vivo alle primissime fasi delle indagini. Nastasi secondo Aglieco avrebbe «risposto al cellulare dell’ormai defunto Rossi» mentre chiamava Daniela Santanché e si sarebbe «seduto alla sua scrivania» mentre altri due pm erano sulla scena. Il cestino con dei fazzolettini sporchi di sangue sarebbe stato rovesciato sulla scrivania, forse compromettendo le indagini, indirizzate al suicidio già la sera stessa grazie a una velina girata in serata alle agenzie.

L’ipotesi dell’insabbiamento delle indagini legata ai festini gay sarebbe aggravata dal fatto che a parteciparvi, oltre ad alcuni vip della Siena bene, sarebbe stato anche lo stesso Aglieco, secondo la soffiata alle Iene di un

escort, sentiti anc’egli in commissione parlamentare e più volte minacciato e pedinato prima di mettere piede a Palazzo San Macuto. Ma a processo ci sono i giornalisti che hanno scoperto e denunciato un probabile omicidio.

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