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"Lo dedico a mio padre". Premiato il poliziotto che salvò la vita di un uomo a Firenze

L'ispettore Francesco Brasca è il poliziotto che, nel novembre 2019, con freddezza e prontezza di riflessi ha evitato che un giovane si gettasse dal cavalcavia ferroviario di Firenze

"Lo dedico a mio padre". Premiato il poliziotto che salvò la vita di un uomo a Firenze

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"Dedico l'encomio a mio padre". Premiato il poliziotto che salvò la vita di un uomo a Firenze

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Il 23 novembre 2019 è un giorno che l'ispettore della Polizia di Stato, Francesco Brasca, non dimenticherà mai. Quel giorno, le sue mani e la sua prontezza d'animo hanno salvato la vita di un uomo che minacciava di lanciarsi da un cavalcavia nei pressi della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, a Firenze. "Circa alle 9.30 ero in servizio di volante. Io sono ispettore e quindi ero capo pattuglia. Avevo appena terminato un intervento, sono entrato in macchina e la radio ha subito dato la segnalazione di un uomo che aveva scavalcato muretto e balaustra del cavalcavia ferroviario", ci spiega l'ispettore, non senza emozione nel ricordare quell'intervento. Quel giorno, due giornaliste de il Giornale, Alessandra Benignetti e Alessandra Barlozzari, si trovavano casualmente a bordo di un treno Frecciarossa bloccato per consentire le operazioni di soccorso. Ed è anche grazie al loro lavoro che l'ispettore-eroe ha ricevuto un riconoscimento ufficiale.

"Noi per caso eravamo a 100 metri di distanza, quindi siamo arrivati praticamente subito. C'era solo la mia pattuglia, sono sceso insieme al collega dall'auto e guardando in alto ho visto quest'uomo che era in piedi e si teneva con le braccia dietro la schiena alla ringhiera. Guardava verso il basso con lo sguardo perso nel vuoto da un'altezza di circa 10 metri", prosegue Brasca. In una frazione di secondo, l'ispettore ha deciso di intervenire per evitare il peggio: "Ho deciso di non aspettare l'arrivo dell'altra volante, ho lasciato il collega lì sotto il ponte e ho individuato un muro che costeggiava questa questa strada, altrimenti avrei dovuto fare il giro dall'ingresso della stazione, però era lontano. Ho visto che c'erano degli appigli, sai quando ci sono le irregolarità sui muri, quindi mi sono arrampicato e ho raggiunto il parapetto, dove si trovava lui".

L'ispettore non ha esitato un attimo a trovare la strada più breve, ma anche quella più pericolosa, per raggiungere l'uomo in pericolo ed è riuscito a raggiungerlo nel più breve tempo possibile. I treni erano ormai fermi, perché era stata inoltrata la comunicazione e prima di salire sul cavalcavia, spiega Brasca, pare abbia camminato per un po' sui binari. "Mi sono messo un po' accucciato per non farmi vedere, poi arrivato vicino mi sono alzato piano piano e lui a questo punto ha percepito la mia presenza. Si è girato verso di me e quindi, con calma, mi sono fatto vedere", prosegue l'ispettore nel suo racconto. La freddezza in quei momenti è fondamentale per il soccorritore e Brasca ce l'ha messa tutta: "Ho iniziato a parlarci per cercare di tranquillizzarlo e nel frattempo stavo pensando a come poter fare per agguantarlo. A un certo punto si è girato un po' e ho avuto l'occasione di prendergli un braccio. Quindi, sono salito sul muretto e sono riuscito a mettergli le braccia attorno alla vita, l'ho praticamente cinturato".

La situazione non era semplice per l'ispettore, a 10 metri d'altezza sulla ferrovia: "Facevo contrappeso con il mio corpo in modo tale che non potesse cadere. Era completamente bloccato ma lui continuava a stare là, faceva un po' di forza verso il basso. Non so quanto è passato, perché in quel momento non ti rendi conto. Non so se sono passati 30 secondi o un minuto". La loro vita era appesa a un filo e l'ispettore, in quei pochi frangenti, ha dovuto pensare a una soluzione per sbloccare una situazione che si faceva sempre più complessa: "Gli ho detto: 'Così andiamo a finire di sotto tutti e due'. Allora gli è scattato qualcosa e ha fatto in modo di aiutarmi a riportarlo sulla sede'". Il peggio era passato, i minuti successivi, l'ispettore è rimasto con lui per cercare di tranquillizzarlo, mentre le altre volanti si avvicinavano. L'uomo è stato accompagnato verso l'ambulanza del 118, che nel frattempo era arrivata sul posto.

Per questo intervento straordinario, dalle difficoltà enormi ed eseguito in solitaria, l'ispettore Brasca ha ricevuto un encomio lo scorso 10 aprile per il 172° anniversario della fondazione della Polizia di Stato, durante la festa a Firenze presso la caserma Dionisi. "Voglio dedicarlo anche a mio padre, perché lui è venuto a mancare a febbraio del 2020. Lui c'era quando è successa questa cosa, era molto contento e orgoglioso. Poi ci sono i tempi tecnici per il riconoscimento...". Non nasconde la commozione quando ricorda suo padre, orgoglioso di un figlio che, anche rischiando la propria, ha salvato la vita di un uomo. Bisognerebbe ricordarsi di uomini come l'ispettore Brasca quando le forze dell'ordine vengono messe alla gogna solo perché fanno ciò per il quale sono addestrati. La difesa della collettività è il loro obiettivo, la loro missione, in ogni contesto. Un ringraziamento, per uomini e donne come l'ispettore Brasca, sarebbe dovuto.

Sempre.

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