"Così fermeremo il cantiere". I "No Ponte" già pronti al sabotaggio

I "No Ponte" ribadiscono la volontà e l'ambizione di fermare i cantieri per la realizzazione dell'infrastruttura tra la Sicilia e la Calabria

"Così fermeremo il cantiere". I "No Ponte" già pronti al sabotaggio
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Dati ufficiali riferiscono che sabato a Messina c'erano 2mila persone in piazza mentre gli organizzatori parlano di 10mila partecipanti. Un grande differenza ma alla fine insignificante, perché effettivamente la manifestazione contro il Ponte sullo Stretto di Messina è stata piuttosto partecipata. Erano 80 le sigle provenienti da tutta Italia e non si sono registrati disordini, se non qualche momento di tensione quando i manifestanti hanno notato un gruppo di agenti ai margini. Detto questo, il corteo si è svolto pacificamente ma non sono mancati insulti e "minacce". Gli insulti sono stati tutti rivolti al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, la cui colpa sarebbe quella di aver sbloccato un progetto di cui si parla dal 1981 e per il quale è stato già speso 1,1 miliardi di euro per non costruire nulla.

Durante la manifestazione, a più riprese, gli speaker e il corteo hanno rivendicato la volontà di sabotare il cantiere del Ponte e in un messaggio condiviso nelle ore successive hanno ribadito la loro volontà di "fermare i cantieri", forti della partecipazione importante alla manifestazione. "Le dimensioni di questo corteo ci autorizzano a dire che possiamo avere l’ambizione di fermare i cantieri. Sappiamo bene che si sono premuniti col Decreto sicurezza, ma sappiamo che contro il popolo non si può governare e che più saremo e meno potranno reprimerci", si legge nel comunicato. I toni sono ben noti, sono quelli utilizzati anche dai No Tav in alcune comunicazioni. E non stupisce, visto che di bandiere di quel movimento se ne sono contate numerose durante il corteo.

"Chi oggi si sta schierando dalla parte della devastazione si sta assumendo una grossa responsabilità. Gli abitanti di questa terra si ricorderanno di voi. Agli altri chiediamo di mettere in campo tutto ciò che è necessario per mettere granelli nell'ingranaggio e di ricordarsi sempre di ciò che stanno dicendo oggi", conclude la nota.

Il rischio che lo Stretto diventi la nuova Val di Susa è concreto, soprattutto se dovessero verificarsi infiltrazioni di organizzazioni turbolente come quelle che già animano e manifestazioni In Piemonte. L'attenzione è massima a fronte di un cantiere che rischia di essere sabotato con ulteriori esborsi e allungamento dei tempi di completamento dell'opera, che il ministro Salvini ha confermato che si farà.

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