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"Sono l'erede di Giulio Cesare". Il libro del generale Vannacci è un caso

"Il mondo al contrario" è il titolo del libro autopubblicato del generale di divisione Roberto Vannacci, disponibile dallo scorso 10 agosto

"Sono l'erede di Giulio Cesare". Il libro del generale Vannacci è un caso

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"Il mondo al contrario" è il titolo del libro autopubblicato del generale di divisione Roberto Vannacci e disponibile dallo scorso 10 agosto. Tra le pagine di questo volume è possibile trovare riflessioni, attacchi e provocazioni contro il mondo femminista, quello Lgbtq, gli stranieri. Nella prefazione del volume, il militare in servizio presso l'Esercito italiano e alla guida dell’Istituto geografico militare dichiara di voler "provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che, come me, percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune". Davanti alle polemiche, il generale ha risposto: "Sono pronto a confrontarmi sulle mie opinioni e nel campo delle argomentazioni, del merito, non di altri aspetti. La libertà di opinione è una delle radici della nostra radice libera e occidentale. Giordano Bruno lo hanno bruciato perché aveva un pensiero controcorrente".

Si definisce come l'erede di Giulio Cesare e afferma che nel nostro Paese esiste una dittatura imposta dalle minoranze attraverso "discutibili regole di inclusione e tolleranza". Questo anche perché in Italia ci sarebbe "un lavaggio del cervello di chi vorrebbe favorire l’eliminazione di ogni differenza compresa quella tra etnie, per non chiamarle razze". Le affermazioni del generale sono imprevedibili, attaccano le donne, le fasce deboli, i fragili della società. In un passaggio dice: "L'odio è un sentimento, un'emozione che non può essere repressa in un'aula di tribunale. Rivendico a gran voce anche il diritto all'odio e al disprezzo".

Il libro è un susseguirsi di affermazioni simili, dalle quali l'Esercito italiano ha preso le distanze "dalle considerazioni del tutto personali (come precisato nel testo) espresse dall'ufficiale". Nella nota si precisa che "l'Esercito non era a conoscenza dei contenuti espressi in esso e che gli stessi non erano mai stati sottoposti ad alcuna autorizzazione e valutazione". Per questa ragione, spiega il Corpo, "si riserva l'adozione di ogni eventuale provvedimento utile a tutelare la propria immagine". Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è intervenuto per moderare le polemiche: "Non utilizzate le farneticazioni personali di un generale in servizio per polemizzare con la Difesa e le forze armate. Il generale Vannacci ha espresso opinioni che screditano l'Esercito, la Difesa e la Costituzione". Per questa ragione, prosegue il ministro, "sarà avviato dalla Difesa l'esame disciplinare previsto".

Dal Pd, Simona Malpezzi attacca: "Parole sconcertanti e indegne che offendono profondamente cittadini e forze armate. Vergogna". Stefano Graziano, capogruppo Pd commissione Difesa, invece, plaude al ministro: "Ho apprezzato la tempestiva iniziativa del ministro Crosetto che spero voglia anche condividere la nostra pressante richiesta di dimissioni del gen. Roberto Vannacci da comandante dell'Istituto geografico militare". Stesso apprezzamento anche da Enrico Borghi, capogruppo di Azione-Italia Viva al Senato: "Da avversari, un dovuto riconoscimento al ministro Crosetto che è intervenuto con la necessaria censura nei confronti di frasi inaccettabili pronunciate da un importante graduato". In risposta a tutti gli attacchi ricevuti, Vannacci nella sua replica conclude: "Alla fine hanno fatto una grande pubblicità al libro, magari le vendite aumenteranno.

Per le illazioni fatte io non ho problemi a rispondere nel merito, sarò ben lieto di farlo".

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