Guardia Costiera, ogni euro investito ne restituisce 1,53 a Paese

I dati del rapporto presentato a Roma. Il comandante generale Carlone: "La Guardia costiera apporta ogni giorno valore aggiunto al sistema economico e sociale italiano"

Guardia Costiera, ogni euro investito ne restituisce 1,53 a Paese
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I soccorsi in mare? Sorpresa: sono un affare, e non solo per le coscienze. A dirlo è il rapporto 2024 della Guardia Costiera presentato oggi, che per la prima volta, come spiega il vicepremier e titolare del Mit Matteo Salvini nella prefazione al documento, “ha quantificato l’impatto economico delle molteplici attività” svolte ogni giorno dalle Capitanerie di porto. E grazie alla collaborazione al Rapporto del centro studi di Intesa Sanpaolo, Srm, ha dimostrato, sottolinea ancora Salvini, come “le attività di soccorso, la sicurezza della navigazione, la gestione del traffico marittimo, la tutela dell’ambiente e il presidio delle infrastrutture portuali siano veri e propri generatori di valore per l’Italia”. Lo ha ribadito, presentando il rapporto, anche l’ammiraglio Nicola Carlone, Comandante generale della Guardia costiera, rimarcando come passare dai report meramente analitici al focus economico di quest’ultimo documento permette di mettere in luce “il valore aggiunto che la Guardia costiera apporta ogni giorno al sistema economico e sociale italiano”. La cifra è enorme: 1,4 miliardi di euro. Vuol dire che ogni euro che la collettività spende per la Guardia Costiera viene moltiplicato per oltre il 50 per cento: un volano che restituisce, quindi, 153 euro ogni cento che ne vengono investiti.

Del miliardo e quattro di “valore aggiunto” una percentuale non indifferente - il dieci per cento, 140,7 milioni - è il valore quantificato dal rapporto per il solo soccorso in mare. Un servizio che comprende tanto l’assistenza allo yacht rimasto in panne quanto le attività SAR destinate ai migranti in mare. E, altra sorpresa, il rapporto rimarca come siano questi ultimi a contribuire maggiormente al valore aggiunto. “L’impegno per salvare un’imbarcazione con una o più persone cambia marginalmente”, spiega il documento, e dunque salvarne di più in un solo intervento moltiplica il potenziale contributo economico delle persone soccorse.

E, ovviamente, quando si tratta delle carrette del mare il carico umano è decisamente più consistente. Lo dimostrano anche i dati: nel 2024 gli interventi “nazionali” – ovvero quelli non legati a sbarchi – hanno visto soccorse 735 imbarcazioni, per un totale di 2.284 persone. I soccorsi ai migranti, invece, sono stati di meno: 622. Ma hanno permesso di salvare la vita a 26,772 persone, 11 volte di più.

Quello dei soccorsi ai migranti è un dato, va detto, in calo rispetto agli anni precedenti: nel 2022 le persone soccorse erano state molte di più (45.487), in 898 interventi, nel 2023 la Guardia costiera aveva salvato addirittura 81.891 migranti, in 1.718 interventi.

Ma il valore generato dalle Capitanerie non si esaurisce con i soccorsi. Un capitolo del rapporto, infatti, è dedicato a un “generatore di valore” non quantificabile ma indiscutibile: la Guardia costiera con i suoi compiti di sorveglianza ambientale aiuta a prevenire che la Ue apra procedure di infrazione contro l’Italia: quelle in corso, infatti, sono 64 e per un terzo riguardano tematiche ambientali.

Negli 11 anni tra 2012 e 2022 - per avere un’idea, anche qui, del controvalore – le procedure d’infrazione piovute dall’Europa su Roma sono costate all’Italia 1 miliardo di euro. Anche qui, il presidio della Guardia Costiera aiuta a contenere i danni.

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