
I punti chiave
Parità anche in divisa. Parità anche in guerra. Non più solo negli uffici, nei consigli di amministrazione, ai vertici della politica. Le donne mettono l'elmetto e non sempre per libera scelta. Dal primo luglio, in Danimarca, la leva militare è diventata obbligatoria anche per i cittadini di sesso femminile dopo i 18 anni e il servizio è stato esteso dai precedenti 4 mesi agli attuali 11 per entrambi i sessi. Se in Germania e in altri Paesi si dibatte sulla reintroduzione dell'obbligo di leva per gli uomini, Copenaghen si allinea agli altri due Stati europei dove non esiste differenza di genere fra i soldati. Tutti uguali, anche quando è l'ora di imbracciare le armi.
In Norvegia succede dal 2013, primo Paese d'Europa e della Nato a introdurre la novità. In Svezia dal 2017, una svolta dopo che la leva obbligatoria era stata abolita nel 2010. Per la Danimarca, decisive sono state le circostanze geopolitiche, quel "fattore Mosca" rappresentato dall'invasione russa dell'Ucraina. "Considerata l'attuale situazione legata alla sicurezza, le forze armate hanno bisogno di più reclute e questo servizio rappresenta anche un segnale importante verso la piena parità tra donne e uomini", ha spiegato il ministro della Difesa, Troels Lund Poulsen. "La nuova misura contribuirà a sviluppare maggiore capacità di combattimento", ha aggiunto soddisfatto il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Michael Hyldgaard.
COSA CAMBIA
Le donne danesi potevano già prestare servizio militare ed entrare nell'esercito, ma solo su base volontaria. Al momento rappresentano circa un quarto delle reclute. D'ora in poi, chi si arruola volontariamente continuerà ad avere priorità di accesso all'esercito. Ma se i numeri delle reclute dovessero essere carenti, per raggiungere la quota minima annuale ecco che si potrà pescare tra i non-volontari tramite sorteggio. Senza differenze. Obiettivo: arrivare entro il 2033 a 6500 soldati che ogni anno completano il servizio militare obbligatorio rispetto ai 4700 attuali.
L'ORGANIZZAZIONE
Cinque mesi sono dedicati all'addestramento di base, che comprende l'apprendimento all'uso delle armi, e i restanti sei a un addestramento specifico. Chi non si presenta alla selezione che verifica l'idoneità fisica e psicologica dei futuri soldati, una volta compiuti i 18 anni rischia una multa di duemila euro. Resta salvo il diritto all'obiezione di coscienza. Sul modello dei recenti cambiamenti, si passa dai 4 ai 12 mesi di servizio civile.
CAMBIO DI PARADIGMA
Quello a cui stiamo assistendo in Europa è un cambio di paradigma, dopo che Francia, Italia, Belgio e Olanda abolirono la leva obbligatoria negli anni Novanta o nel decennio successivo (la Germania aspettò fino al 2011). Un esercito di soli professionisti allora fu considerato la risposta adeguata a un sistema di difesa che doveva essere efficiente e tra le cui fila si voleva si arruolassero militari motivati. Qualcosa è cambiato. A cominciare dalla percezione di rischio che si è modificata enormemente con la guerra in Ucraina. Il pericolo, specie in Europa con la Russia imprevedibile e minacciosa, è tangibile e deve poter essere affrontato con tutte le risorse in caso di emergenza. Non solo uomini, dunque. L'intera popolazione deve essere pronta a fronteggiare un conflitto. Non solo le prime file, dunque, ma anche i riservisti e le riserviste.
ISRAELE DOCET
Se si escludono i Paesi africani che per varie ragioni prevedono il servizio militare obbligatorio anche per le donne (Eritrea, Chad, Mali, Guinea-Bissau, Mozambico, Capo Verde, Niger, Costa d'Avorio), i tre Paesi europei sopra menzionati (Norvegia, Svezia e Danimarca) sono gli unici Paesi occidentali, insieme a Israele, a prevedere l'obbligo di leva. Con una peculiarità: in Israele il servizio militare obbligatorio per tutti, donne e uomini, dai 18 anni, riguarda anche i cittadini israeliani che vivono all'estero e quelli con doppio passaporto. Le donne sono una presenza costante nell'esercito israeliano dalla sua fondazione nel 1948. La leva è obbligatoria per ebrei e drusi, volontaria per gli arabi. Per le donne ha la durata di 24 mesi rispetto ai 32 degli uomini.
E IN ITALIA?
Nel nostro Paese, la leva obbligatoria per gli uomini è sospesa da vent'anni, per la precisione dal 1° gennaio 2005. La legge Martino ha stabilito che le Forze Armate italiane diventino interamente professionali e che il servizio civile nazionale sia prestato solo da volontari. Eppure, pur essendo sospesa, la leva rimane un obbligo potenziale. Potrebbe essere ripristinata in circostanze come uno stato di guerra o una grave crisi internazionale che richieda un aumento della consistenza numerica delle Forze armate. Nel frattempo, cresce il trend di donne all'opera per scelta volontaria nelle nostre Forze Armate, inclusi i Carabinieri e le Capitanerie di Porto. I dati più recenti registrano la presenza di oltre 22 mila unità di personale militare femminile (poco più dell'8 per cento del totale).
Per quel che riguarda il reclutamento, non esistono percorsi differenziati di selezione se non per quanto riguarda le prestazioni richieste per agilità, forza e resistenza che prevedono, in alcuni concorsi, parametri diversi tra uomini e donne, alla stregua di quanto avviene per la
valutazione delle prestazioni sportive degli atleti. Le donne sono state impiegate anche in numerose missioni internazionali. L'obbligo, al momento, sembra una prospettiva remota. L'elmetto da noi si indossa ancora per scelta.