Antagonisti in subbuglio a Torino, dove è stato arrestato l'imam cittadino Sheikh Shahin. A darne la notizia è stata il profilo di "Torino per Gaza", che è stato poi ripreso dalle varie realtà radicali della città, compreso il centro sociale Askatasuna. L'arresto sarebbe stato effettuato nella mattinata di ieri ma la notizia ha iniziato a circolare solo in tarda serata, quando poi gli antagonisti hanno annunciato per la giornata di oggi una conferenza stampa. Non è la prima volta che capita la stessa sorte all'iMac del capoluogo torinese, perché il suo predecessore, nel 2005, venne ugualmente espulso dall'Italia.
"La polizia l'ha arrestato, tolto la cittadinanza e messo in un Cpr in attesa di rimpatriarlo in Egitto dove è considerato dissidente politico dalla dittatura...", si legge in uno dei manifesti che è stato freneticamente diffuso in queste ore. Il Giornale è in attesa di avere notizie certe da fonti autorevoli sulla vicenda ma il nome di Shahin, da quando sono iniziate le proteste per la Palestina in Italia e a Torino, è salito spesso alle cronache per i suoi interventi che si collocano ben oltre il limite del consentito per la violenza dei toni e degli argomenti utilizzati. Lo scorso 9 ottobre, durante una manifestazione pro Palestina, Shahin aveva dichiarato che l'attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre era stato un atto di resistenza dopo anni di occupazione, finendo così al centro delle polemiche.
Vive in Italia da circa 20 anni e, secondo il movimento per Gaza, "nonostante la sua richiesta di asilo politico, il giudice ha confermato l'espatrio, ignorando ogni evidenza del pericolo reale e documentato che Mohammad correrebbe". In un altro documento scrivono che l'accusa nei suoi confronti è per "un discorso al microfono e interruzione di pubblico servizio, cose che abbiamo fatto in milioni". A detta di chi oggi sostiene la liberazione di Shahin, "questo è un attacco al movimento per la Palestina e agli arabi che ne fanno parte, con questo attacco criminale vogliono punirne uno per educarne cento".
Non è mancata l'accusa allo Stato di essere "islamofobo e razzista". Gli antagonisti si sono dati appuntamento questa mattina alle 11.30 in piazza Castello davanti alla prefettura di Torino e il rischio scontri, ancora una volta, è molto elevato.