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Va a vedere la partita anche se è in malattia. Il giudice evita il licenziamento

Va allo stadio nonostante un certificato di malattia presentato all'azienda per cui lavora. Licenziato ma il giudice dà ragione a lui

Va a vedere la partita anche se è in malattia. Il giudice evita il licenziamento

Un operaio toscano era stato licenziato per essere andato a vedere Fiorentina Juventus allo stadio Artemio Franchi nonostante all'azienda per cui lavora avesse presentato un certificato medico per malattia. Eppure, Giorgio Rispoli, giudice, si è pronunciato in suo favore.Risale tutto allo scorso maggio quando l'operaio presenta un certificato medico per lombocruralgia, più comunemente detta sciatalgia. Vale a dire che l'uomo ha problemi alla schiena che gli impediscono di lavorare. Nonostante questo, però, riesce a mettersi al volante, guidare fino a Firenze e con un amico recarsi allo stadio per vedere, come detto precedentemente, Fiorentina-Juventus, vinta dai viola per 2-0. Partita che regalerà loro la qualificazione europea. Alcuni testimoni, stando a quanto riporta la Repubblica, assicurano di averlo visto "allegro", in "perfette condizioni" e soprattutto "senza nessuna sofferenza apparente". Al termine del permesso si presenta a lavoro e dopo breve tempo viene licenziato perché l'azienda è venuta a sapere del suo essersi recato all'Artemio Franchi per la partita.

Il reintegro

Il giudice si è però espresso in favore dell'operaio per ben due volte. La prima lo scorso novembre quando Rispoli aveva dato ragione al lavoratore imponendo il suo reintegro e l'aggiunta delle mancate retribuzioni e dei contributi per i 5 mesi trascorsi da quando gli era stato tolto il lavoro. Mentre la seconda e ultima volta quando ha respinto il ricorso del datore di lavoro. In questo modo viene anche azzerato il dibattito sulle circostanze come la data di acquisto del biglietto o la mancata querela di falso contro il certificato.

"La partita non richiede sforzi"

Tutto passa in secondo piano grazie alle parole scritte dal giudice nelle motivazioni: "Recarsi a un evento sportivo durante lo stato di malattia non è qualificabile alla stregua di un grave inadempimento e pertanto non giustifica l’adozione di una sanzione espulsiva". E poi, andare allo stadio "non necessariamente implica l’aggravarsi della malattia lamentata". Anche perché, tranne che in alcuni settori, la partita la si guarda seduti. Senza dimenticare che l'orario della partita non coincideva con la reperibilità per la visita fiscale. In questo modo l'uomo non ha fatto altro che esercitare il suo diritto alla libera circolazione. "Non esiste obbligo di riposo assoluto in pendenza di malattia, se non oggetto di prescrizione medica", chiarisce.

Inoltre, "una partita dura meno di una giornata lavorativa, non richiede particolari sforzi e, in caso di accentuarsi del dolore in quel ristretto frammento temporale il malato avrebbe potuto reagire tramite l’assunzione di un unico antidolorifico".

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