"Mancano le abilitazioni". Nuovo fermo per la Ocean Viking

Carenza nelle abilitazioni per la sicurezza di bordo: la Guardia costiera ferma a Civitavecchia la Ocean Viking, che fa il solito piagnisteo

"Mancano le abilitazioni". Nuovo fermo per la Ocean Viking
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Nuovo fermo in porto per la nave Ocean Viking. L'imbarcazione, che è giunta nella giornata di martedì nel porto di Civitavecchia, è stata sottoposta a un'ispezione durata circa 7 ore, che poi ha portato al fermo amministrativo. Ma stavolta il decreto Piantedosi contro il quale le Ong combattono, inutilmente, da gennaio, non c'entra niente. Le contestazioni mosse alla nave sono di natura tecnica e non sono le prime per questa imbarcazione della Ong francese Sos Mediterranee.

"Oggi la nave Ocean Viking, ormeggiata nel porto di Civitavecchia, è stata sottoposta a fermo amministrativo per irregolarità relative alla sicurezza della navigazione, riscontrate a seguito di attività di verifica a bordo svolta dagli ispettori specializzati della Guardia costiera", si legge in una nota diramata proprio dal corpo della Marina militare che svolge questo tipo di servizio al Paese. Le irregolarità che sono state rilevate riguardano, spiega la Guardia costiera, elementi di sicurezza fondamentali per la navigazione: "Parte dell'equipaggio non possedeva le abilitazioni necessarie per la gestione dei mezzi di salvataggio presenti a bordo". Abilitazioni indispensabili, viene rilevato, "per affrontare un'eventuale situazione emergenziale come l'abbandono della nave".

Non stupisce che l'equipaggio della nave, con un comunicato stampa, si lamenti delle sanzioni inflitta dalla Guardia costiera per carenze che loro stessi ammettono che esistano. D'altronde, è quello che fanno sempre. "Questa interpretazione del requisito Solas è sorprendente in quanto non è in linea con l'interpretazione e l'applicazione standard del regolamento in questione", spiegano dalla Ong. Al di là di questo, che non stupisce proprio perché consueto nell'atteggiamento di questo tipo di navi, resta da capire quale sia il nesso tra il fermo a causa dell'assenza dei requisiti di sicurezza minimi richiesti per la navigazione e l'incidente occorso con la Guardia costiera libica.

E non solo, nello stesso comunicato la Ong lamenta, ancora una volta, anche la scelta del porto da parte del ministero dell'Interno, che il Tar del Lazio ha individuato come unico ente legittimo a individuare il miglior punto di sbarco in ragione di una serie di elementi che contemplano anche la sicurezza nazionale.

"Non solo le navi civili stanno colmando il vuoto mortale lasciato dagli Stati europei nel Mediterraneo centrale e salvando vite umane, mentre sono esse stesse messe in pericolo dalla Guardia costiera libica sponsorizzata dall'Ue, ma vengono poi inviate in porti lontani per sbarcare i sopravvissuti, prima di essere trattenute dalle autorità", si legge in un passaggio della nota. Possono sempre sbarcare altrove, se non gradiscono il sistema italiano. Ma chissà perché non lo fanno.

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