Mancano i medici, ecco la soluzione della Regione Lombardia

La soluzione della Regione Lombardia alla carenza di medici di base. Ora anche i laureati in medicina senza specializzazione, potranno aprire ambulatori

Mancano i medici, ecco la soluzione della Regione Lombardia
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La carenza di medici sia nelle strutture ospedaliere, ma anche negli ambulatori, sta diventando un’emergenza nazionale, tanto creare seri problemi alla Sanità Pubblica. Si è cercato di sopperire spesso con situazioni “creative” ma poco utili, che alla fine sono risultate estremamente costose per i contribuenti, e non hanno risolto un problema che giorno dopo giorno diventa sempre più pressante. Una soluzione è stata messa in campo dalla Regione Lombardia, proprio con l’intento di colmare la carenza, aprendo anche prospettive di lavoro per i neolaureati.

I “numeri” del problema

Con cifre alla mano che danno il polso dell’attuale situazione, nonostante i vari bandi pubblicati negli ultimi mesi dalle Ats, nell’ultimo avviso i posti messi a bando erano 1.140, ma i medici che si sono presentati sono stati 482 in tutta la Lombardia. Nel territorio dell’Ats di Milano in particolare, si tratta di una carenza che va avanti da tempo. Anche qui nell’ultimo bando i posti messi a disposizione erano 401 tra Milano, hinterland e Lodi, ma le domande arrivate sono state appena 130, la maggior parte da medici ancora iscritti al corso o che già ricoprivano degli incarichi “a tempo”, magari per sostituire un medico andato in pensione.

Il paradosso burocratico

Le graduatorie sono state approvate la settimana scorsa, ma con un paradosso burocratico per tutti coloro che erano a tempo “determinato” e ora avranno un posto assegnato in via definitiva che dovranno reclutare di nuovo da zero tutti i loro pazienti. Un meccanismo che, in teoria, dovrebbe permettere ai cittadini di scegliere in via definitiva se restare con il medico temporaneo oppure no, ma che nei fatti è la solita pastoia dovuta alla burocrazia, che colpisce non solo i medici ma anche i cittadini, visto che entrambi dovranno rifare la procedura per avere di nuovo assegnato un medico di famiglia.

La soluzione della Regione Lombardia

Per sopperire alle carenze del territorio la Regione Lombardia ha pensato di utilizzare i medici già laureati che devono però ancora specializzarsi. Da oggi questi potranno già al primo anno, aprire un ambulatorio in convenzione con il Sistema Sanitario e reclutare pazienti: mille assistiti per gli iscritti al primo o secondo anno del corso, e fino a 1.500 per gli iscritti al terzo. Questa proposta è stata già concordata con i sindacato con un’integrazione all’accordo che per il 2023 regola i rapporti tra i medici di famiglia e la Regione.

Le parole di Bertolaso

L’obiettivo — spiega l’assessore al Welfare Guido Bertolasoè aumentare l’assistenza sanitaria di primo livello nel territorio regionale. A causa della carenza dei medici di medicina generale, che interessa anche il territorio nazionale ed è stata confermata dalla scarsa adesione all’ultimo bando ordinario, abbiamo avviato temporaneamente una serie di interventi. Queste azioni saranno riviste in base ai risultati in occasione dei prossimi accordi integrativi regionali"

Come funzionerà il regolamento

I medici che stanno attualmente frequentando il corso in Medicina generale — che, a differenza delle scuole di specializzazione ospedaliera, dura tre anni e prevede borse di studio regionali e non sovvenzionate dal governo — potranno sia avviare un proprio studio, sia lavorare nella guardia medica. Potranno fare turni fino a 24 ore a settimana nel caso siano iscritti al primo anno, e fino a 38 se iscritti al secondo o terzo anno. “Si tratta — dice Paola Pedrini, segretario regionale della Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale — di adesioni volontarie: i colleghi che vorranno aderire potranno farlo, ma senza obbligo. La Lombardia non è l’unica regione ad aver fatto una manovra analoga: noi abbiamo dato l’ok a patto che si lasci il tempo di fare il corso di formazione nel modo corretto, visto che per i colleghi del terzo anno con 1.500 assistiti il tempo per la formazione rischia di essere troppo ridotto”.

Ovviamente la situazione andrà monitorata - spiega Roberto Carlo Rossi, che guida anche l’Ordine dei medici milanese e che si allinea al pensiero del segretario regionale della Fimmg - Non vorrei che sia un preludio per eliminare le borse regionali per i colleghi che

frequentano il triennio, con la “scusa” che comunque riceverebbero i rimborsi per gli assistiti e non avrebbero quindi diritto al contributo per la formazione, nonostante l’emergenza è qualcosa sotto gli occhi di tutti”.

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