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"Offesi nell'onore". Ira dei poliziotti dopo l'assalto antagonista a Torino

Niente manganelli, solo scudi: così i poliziotti hanno affrontato i facinorosi di Torino che volevano assaltare il Castello del Valentino. Altri 7 feriti tra gli agenti, stanchi di essere messi sotto accusa

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Erano previsti e, alla fine, sono accaduti. Gli scontri di Torino non sono stati una sorpresa per le forze dell'ordine che, fin dal mattino, sono state chiamate a presidiare il Castello del Valentino, dove si è tenuto un vertice incentrato sulla ricerca e la scienza nelle università con esponenti di Eni, del governo e delle istituzioni locali. Da giorni i centri sociali, i collettivi e i gruppi comunisti avevano anticipato la manifestazione all'urlo di "fuori i sionisti guerrafondai dalle università" e "Palestina libera". La polizia ha fatto il suo dovere, ha impedito che i facinorosi potessero assaltare la location del vertice e fare irruzione nello spazio in cui si stava tenendo l'incontro.

L'hanno fatto, ancora una volta, frapponendosi tra i violenti e l'obiettivo da proteggere, diventando bersagli mobili quasi inerti per i soliti picchiatori di professione, che scendono in piazza solamente per creare disordini e aggredire coloro che rappresentano lo Stato. E l'hanno fatto senza usare lo sfollagente, o manganello che dir si voglia: come si evince anche dai video, solo gli scudi vengono usati contro i calci e le botte dei manifestanti. E il perché, dopo le polemiche che si susseguono da febbraio, è chiaro. Nessun alto ideale in quella piazza, nessuna causa da portare avanti, solo la voglia di generare il caos e sovvertire l'ordine costituito. "Questo è il risultato di una campagna di odio che vede come conduttori della regia i soliti autonomi travestiti da studenti, appoggiati da una parte politica che svende i servitori dello Stato pur di fare demagogia attaccando il governo", è lo sfogo di Luca Pantanella, del sindacato Fsp della Polizia di Stato di Torino.

"Questi politici sono sempre pronti ad attaccare chi ha il manganello, ma non hanno mai una parola per tutti i feriti delle forze dell’ordine per colpa di queste manifestazioni. Ci riteniamo offesi nel nostro onore e nel nostro ruolo", prosegue Pantanella, che si rivolge anche al presidente della Repubblica, che "prende le parti degli studenti, non spendendo una parola per i molti feriti, di cui oggi altri 7. Lavoratori che sono lì a garantire l’ordine e la democrazia che lo stesso Presidente incarna personalmente". Gli agenti sono stanchi di essere usati come cuscinetti di contenimento per facinorosi che non incorrono in alcuna sanzione, ma nemmeno reprimenda. "Chi non rispetta gli ordini e le leggi, a prescindere dalla legittima protesta, deve essere punito e non incoraggiato perché la Polizia è lì per tutelare tutti i diritti. Pagando personalmente in caso di errore con sanzioni, pene e responsabilità che nessun lavoratore ha", ha concluso Pantanella, invocando chiare regole di ingaggio.

Dello stesso avviso anche il segretario generale del SAP, Stefano Paoloni: "Stiamo rischiando la nostra incolumità fisica per garantire la sicurezza di tutti. Per mettere fine a questa escalation di violenza è fondamentale che tutti prendano le distanze. In passato, per motivi strumentali e spesso di carattere politico, qualcuno ha ammiccato a questi violenti sull'altare della libertà di manifestare". Ma questi soggetti, come sottolinea anche Paoloni, di pacifico non hanno proprio nulla.

"La violenza non può mai essere legittimata, ora ci aspettiamo una presa di posizione chiara e, in tal senso, ne saremo attenti osservatori", ha concluso il sindacalista esprimendo solidarietà ai colleghi feriti.

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