Propaganda pro-Putin nei libri di scuola italiani: così viene cancellata l'Ucraina

Un nuovo studio certifica che non si tratta di errori casuali, ma della diffusione di vere e proprie “narrazioni strategiche” filo-Cremlino

Propaganda pro-Putin nei libri di scuola italiani: così viene cancellata l'Ucraina
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Nessun errore casuale, ma la diffusione di vere e proprie narrazioni strategiche pro-Putin. Questo quanto emerso nel nuovo studio firmato da Di Pasquale e Kashchey dedicato ai manuali delle scuole medie italiane che cancellano l’Ucraina per proporre la narrativa geopolitica del Cremlino. Il report pubblicato dall’Istituto Gino Germani di Roma parte da una serie di segnalazioni iniziate quattro anni fa con un post pubblicato in rete dall'attivista ucraina Tetyana Bezruchenko, che denunciava l’impostazione filo-russa del manuale "Namaskar Europa" (DeA Scuola, 2019). Da quel momento il numero di casi è cresciuto fino a coinvolgere 28 libri pubblicati tra il 2010 e il 2024.

Dalla legittimazione dell’annessione della Crimea alla negazione dell’identità ucraina, passando per l’esaltazione della Russia come erede della “Rus di Kyiv”, nei manuali presi in esame gli autori dello studio hanno individuato narrazioni distorte. Entrando nel dettaglio, il documento smonta punto per punto molte delle frasi contenute nei testi: “Kyiv è definita la ‘madre delle città russe’ e la capitale della ‘Regione russa’, in cui vengono inclusi Ucraina, Bielorussia, Moldavia e Paesi baltici”, scrivono gli autori, ricordando come questa formula coincida con la visione propagandistica espressa da Putin nel famoso saggio del 2021 sull’“unità storica tra russi e ucraini”.

Tra i manuali incriminati vengono citati "Ti racconto il mondo" (Le Monnier), "Campo Base" (Sanoma), "Vivi la geografia" (Zanichelli), "Now! 2" (DeA Scuola), "La via della seta" (Loescher). Come riporta l'Adnkronos, in alcuni casi si parla della Crimea come “ritornata alla Russia” attraverso un “referendum”, omettendo l’annessione militare, mentre in altri casi la guerra nel Donbass viene descritta come “conflitto civile”, cancellando il ruolo delle truppe russe. Narrazioni mirate a riscrivere l'identità dell'Ucraina, Paese nato "per caso" dalla dissoluzione dell'Unione Sovietica per qualche testo. E ancora, Kiev viene rappresentata come una città corrotta e messa in contrapposizione alla Russia dai tratti civilizzatori. Kashchey rimarca sul punto: “In nessun manuale si parla della rivoluzione di Maidan o della trasformazione digitale che ha attraversato l’Ucraina dopo il 2014”.

Gli autori del report pongono l'accento sul concetto di guerra cognitiva, ossia il tentativo deliberato di plasmare le percezioni delle giovani generazioni: “La mente umana diventa il campo di battaglia e i manuali scolastici uno strumento strategico per diffondere visioni del mondo favorevoli a potenze straniere”. Si tratta di una strategia tipica della tradizione sovietica, quella delle "misure attive", che sfrutta anche l'autonomia del sistema scolastico italiano, dove gli editori non sono soggetti ad alcun controllo ministeriale sui contenuti. Tra i principali attori dell'editoria chiamati in causa dello studio troviamo Zanichelli, De Agostini, Sanoma, Mondadori. La richiesta è di trasparenza e responsabilità nella revisione dei contenuti: “Molti testi digitali sono stati aggiornati, ma le copie cartacee restano in circolazione per anni”.

Infine una proposta: sviluppare una strategia culturale per difendere il sistema educativo italiano da operazioni di influenza straniera. Tra le linee guida segnalate, l'aumento della vigilanza sui contenuti, la formazione dei docenti sui temi della disinformazione el'incentivo al pluralismo critico delle fonti.

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