Sesso virtuale per un giovane su tre: cosa rivela il rapporto choc

Secondo un'indagine promossa dalla Società italiana di Andrologia (Sia), un ragazzo su tre fa solo sesso virtuale, mentre circa 220 mila coppie stabili dichiarano la propria astinenza

Sesso virtuale per un giovane su tre: cosa rivela il rapporto choc
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La tempesta ormonale giovanile sembra solo un lontano ricordo. Il quadro delineato dall'indagine promossa dalla Società italiana di Andrologia (Sia) e condotta dall'Università Iulm di Milano lancia l'allarme sul crollo delle nascite e sul boom dell'impotenza. I numeri parlano chiaro: in Italia un ragazzo su tre fa solo sesso virtuale, mentre oltre 1 milione e 600 mila giovani tra i 18 ed i 35 anni non ha mai avuto rapporti sessuali e circa 220 mila coppie stabili (sempre tra i 18 ed i 35 anni) dichiarano la propria astinenza dal sesso.

La ricerca promossa nell'ambito della campagna di sensibilizzazione e prevenzione andrologica ha posto l'accento sulle difficoltà incontrate dalla Generazione Z tra blocchi culturali, insicurezza e fragilità. Una situazione particolarmente delicata, come testimoniato dagli andrologi: la principale preoccupazione è legata ai "riflessi sull'attuale crollo delle nascite nel nostro Paese e sul boom di impotenza tra i giovani". Il rapporto degli under 35 con il sesso è complicato e contraddittorio, l'analisi del presidente Sia Alessandro Palmieri. E le motivazioni sono abbastanze chiare.

"La sessualità negli under 35 appare sempre più sganciata dalla componente relazionale e riproduttiva, e questo si riflette sulla scarsa soddisfazione nei rapporti reali, 50% del campione, e sul ricorso al sesso solo virtuale per un ragazzo su tre. Questa tendenza alimenta silenziosamente il fenomeno della denatalità con ripercussioni gravi quindi anche sulla società stessa per l'instaurarsi da una sessualità mediata dai social e da Internet, con un grande assente: il contatto fisico. Ciò comporta anche una ricaduta sui disturbi della sfera sessuale", l'analisi del professore di Urologia all'università Federico II di Napoli.

Le cifre non sorprendono. Palmieri ha evidenziato che già negli ultimi anni è stato registrato un esponenziale rialzo delle problematiche che interessano i giovani. La pandemia da Covid-19 ha complicato una situazione già critica. Per molti ragazzi la disfunzione erettile è ascrivibile alla virtualizzazione del rapporto, all'eccesso di pornografia e di autoerotismo: "Così un ragazzo che si approccia alla sessualità può essere intimidito o intimorito, sentendosi inadeguato". Anche da questo punto di vista i numeri parlano chiaro: l'11 per cento dei giovani dichiara di usare pressochè esclusivamente la rete per trovare partner sessuali, mentre il 30 per cento usufruisce quotidianamente di chat erotiche e siti porno. C'è anche un altro aspetto da non sottovalutare. Queste difficoltà spingono i giovani a cercare informazioni online sui loro problemi anzichè rivolgersi allo specialista: il 74 per cento non ha mai fatto una visita andrologica, mentre quasi l'84 per cento dichiara di non effettuare controlli regolari.

Gli andrologi hanno manifestato preoccupazione anche per la cosiddetta "pace dei sensi" segnalata da molti ragazzi. Insieme al sesso virtuale e all'autoerotismo, l'astinenza rischia di rappresentare un ostacolo significativo ai possibili miglioramenti della natalità, già oggi ai minimi storici. La sensibilizzazione può forse fornire un contributo per invertire il trend, ha concluso Palmieri: "L'identikit della Generazione Z emerso dalla nostra indagine dimostra chiaramente l'importanza di campagne di informazione e sensibilizzazione sulla salute sessuale maschile nei giovani.

Con la nostra campagna di sensibilizzazione vogliamo arrivare a questa fascia di popolazione maschile al fine di aumentare la consapevolezza dell'importanza della prevenzione andrologica per una vita sessuale sana e soddisfacente".

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