Devastare e colpire il nemico, rappresentato dalle divise. Con questi intenti si sono infiltrati in un corteo pacifico contro il Ddl Sicurezza organizzato a Catania lo scorso 17 maggio e, indossando tute scure, passamontagna e cappucci, hanno dato sfogo alla loro rabbia. Sono tre i soggetti individuati dai poliziotti dell’Antiterrorismo della Digos di Catania, che hanno visionato tanti video per cercare qualche dettaglio utile all’identificazione. Due soggetti sono stati arrestati e per un terzo, che è all’estero, è stato spiccato il mandato europeo.
Luigi Bertolani, 33 anni, residente a Catania, e Gabriele Venturi, 22 anni, residente a Brindisi, già noto alle forze dell’ordine, per il gip sono “soggetti socialmente pericolosi e strutturati nella devianza con finalità criminale, che hanno dato sfogo alla loro indole violenta e delinquenziale che li contraddistingue, nel corso di una manifestazione pacifica di protesta sociale, mettendo a rischio non solo l’incolumità delle forze di polizia, creando un pericolo concreto per l’ordine pubblico e per la popolazione cittadina che assisteva spaventata alle condotte violente”.
È l’identikit dei due anarchici insurrezionalisti arrestati ieri a Catania e del terzo soggetto ricercato, indagati a vario titolo, con altri 13 soggetti, per devastazione, saccheggio, danneggiamento, imbrattamento, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, lancio di bottiglie incendiarie, commessi nel corso di una pubblica manifestazione. Bertolani è anche accusato di rapina e lesioni ai danni di un agente della polizia locale a cui, dopo averlo aggredito, ha sottratto la paletta di servizio, con l’aggravante di avere commesso il fatto in più persone e in una pubblica manifestazione.
“Uccidi gli sbirri” e “Secondino assassino” campeggiavano sui muri a Catania il 17 maggio, a testimoniare lo spirito dell’insurrezione.
Secondo la ricostruzione della Digos, gli anarchici insurrezionalisti si posizionarono in coda al corteo e, giunti vicino al carcere di Piazza Lanza, in via Ipogeo, via che dà il nome all’operazione di polizia, si sono travisati rendendosi non identificabili e hanno dato il via a “un fitto lancio di pietre, petardi, bombe carta, ordigni esplosivi preparati con liquido infiammabile, nonché all’accensione di petardi, tutti lanciati ad altezza d’uomo e rivolti all’indirizzo degli operatori di polizia presenti e posti a tutela del predetto istituto penitenziario”. Un poliziotto rimase ferito da “un frammento incandescente”. Si trattava, secondo la procura di Catania guidata da Francesco Curcio, di ordigni molto pericolosi.