Studenti, tende e affitti: la verità dietro l’operazione marketing dei giovani comunisti

Nient'altro che un cavallo di Troia: questo è il senso della protesta in tenda, che ha fatto breccia nell'opinione pubblica ed è stata usata dai collettivi rossi per le solite battaglie ideologiche

Studenti, tende e affitti: la verità dietro l’operazione marketing dei giovani comunisti
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Da giorni si parla a tambur battente della protesta degli studenti in piazza con le tende che chiedono affitti più bassi per poter studiare nelle università delle grandi città. Abbiamo già rivelato che si tratta in realtà di un grande bluff, perché in realtà chi porta avanti la protesta lo fa solamente per puro spirito ideologico, visto che non ha alcuna necessità di chiedere affitti più bassi. Il motivo? A Roma e Milano abbiamo incontrato quasi solamente studenti locali nelle tende, ragazzi che vivono in famiglia e che, probabilmente annoiati, hanno trovato questo nuovo modo di passare il tempo. A Milano nessun fuori sede presenziava alla protesta. Ma un elemento non è emerso con la necessaria forza in tutto questo cianciare: le proteste in tenda sono solamente una grande operazione di marketing portata avanti dai comunisti.

Non usiamo questo termine a sproposito o come iperbole per indicare generici manifestanti di sinistra, perché quando si parla di "tendati" si parla esattamente di comunisti. E sono loro stessi a definirsi tali, perché non tutti lo sanno ma le manifestazioni nelle città universitarie sono tutte guidate da "Cambiare rotta", che si definisce come "organizzazione giovanile comunista" il cui obiettivo è quello di offrire "una prospettiva giovanile comunista contro la crisi di civiltà del capitalismo".

Le tende sono solo il cavallo di Troia per far amplificare la loro voce e dare spin alle battaglie solite. Per altro, i grandi difensori dei diritti degli studenti di Milano, oggi smonteranno il presidio montato lunedì scorso. Ebbene sì, ben 4 giorni di protesta in tenda e ora tutti a casa senza che abbiano ottenuto quel che chiedono: case gratis e soldi in tasca da parte del governo.

E allora perché tolgono il presidio? Beh, d'altronde domani è già giovedì e venerdì inizia il weekend, mica si può pretendere che la "meglio gioventù" di questo Paese sacrifichi le feste per un ideale. In settimana hanno bivaccato durante il giorno fuori dall'università mentre i loro colleghi seguivano le lezioni e nel weekend i piccoli comunisti si divideranno tra le varie feste dei centri sociali che ci saranno a Milano. D'altronde devono pur svagarsi dopo ben quattro "giorni di lotta". Ma prima di smontare le tendine hanno organizzato un evento per esporre le loro rimostranze. Per gli affitti? Ma no. Per presentare la "piattaforma di lotta universitaria".

Usando l'attenzione generatasi con le tende, infatti, i nostri hanno fanno un breve passaggio sul tema attaccando l'attuale "modello di università incompatibile con il diritto allo studio", ossa quello che esercitano bighellonando fuori dalla Statale di Milano per fare proselitismo politico. Hanno accennato alla "lotta per il diritto alla casa e il diritto allo studio", rimarcando quell'autoproclamato diritto di vivere a Milano, perché usare i mezzi pubblici per andare a studiare e lavorare, come si è sempre fatto, sembra non sia più di moda. Ma soprattutto, nell'ultimo evento di questa pantomima "tendata", si sono mobilitati per Khaled El Qaisi, ricercatore italo-palestinese dal 31 agosto in carcere in Israele, ma non solo.

Perché mentre protestano per la casa, ci spiegano che "l'università si fa complice della crisi militare e la devastazione ambientale", e pretendono "spazi di agibilità politica e democratica di crescita sociale e culturale". Tradotto, i soliti spazi da utilizzare per la propaganda di estrema sinistra, quegli stessi spazi che democraticamente loro vorrebbero fossero inibiti alle associazioni studentesche di segno opposto. Insomma, quella delle tende non è stata altra che l'ennesima boutade di sinistra, portata avanti da ragazzini annoiati ai quali i soliti politici hanno fatto da megafono in modo populista e strumentale.

Perché in fondo, la domanda resta una: la crisi degli affitti è cominciata negli ultimi 12 mesi o c'era già ma solo ora è utile da utilizzare con fine politico contro un governo che non è quello a loro gradito?

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