Il carabiniere-eroe di Roma. Così ha salvato un uomo dal rogo

Paura per la struttura vicina con piscina che attendeva 180 persone. "Fuggiti senza capire cosa fosse successo"

Il carabiniere-eroe di Roma. Così ha salvato un uomo dal rogo
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C’è chi ha pensato ad un’autobomba, chi si è ritrovato a scappare da quella palla di fuoco che toglieva il respiro con la figlia per mano, chi senza capire cosa fosse stato quel botto tremendo che aveva mandato in frantumi la finestra del salotto si è precipitato a tranquillizzare la nonna, nella casa vicina. Chi ha salvato e chi è stato salvato. «È stato come la bomba di Hiroshima», dice Valentina, una delle animatrici del centro estivo organizzato presso l’istituto comprensivo Simonetta Salacone. Dopo la prima esplosione ha messo in sicurezza i bambini, evacuando la scuola e chiamando i genitori affinché venissero a riprenderseli. L’altra scuola della zona è stata chiusa, inagibile. «Se fosse stata aperta sarebbe stata una strage», dice Mariella, felice che il nipotino fosse con lei, solo un po’ spaventato, in attesa che i vigili del fuoco ispezionassero la casa per sapere se potevano risalire. Domenico invece stava andando a lavorare quando sono cominciate le esplosioni: mentre scappava vedendo i vetri che scoppiavano è stato colpito dallo spostamento d’aria e dal calore. Un signore in finestra racconta di aver visto volare una bombola.

«Per 5 minuti, mia moglie e le mie figlie si sono salvate», spiega Livio. La grande, di cinque anni, frequenta il centro estivo a via dei Gordiani, ma ieri è voluta tornare a casa per aggiustarsi i capelli e ha fatto tardi, altrimenti si sarebbero trovate al centro dell’esplosione. Alessandro, 28 anni, lavora

al centro sportivo Villa De Sanctis, proprio di fronte alla pompa di benzina, dove ieri erano attese 180 persone, tra piscina e centro estivo: «Mentre andavo verso il circolo per accertarmi che non ci fosse più nessuno è esplosa un’ambulanza e ho visto un pezzo di lamiera volare verso la mia direzione. Arrivavano pezzetti di metallo, cose incendiate ». Prima della deflagrazione dentro la struttura c’erano cinque persone, tra cui due animatrici e un ragazzo addetto alla manutenzione, tutte evacuate.

Gregorio Assanti, 52 anni, della prima sezione del nucleo radiomobile di Roma, è uno dei soccorritori che ha trasformato il terrore in miracolo, evitando che qualcuno perdesse la vita, tanto da guadagnarsi l’attenzione della premier Meloni. Ha delle escoriazioni ai gomiti e alla schiena. Niente - dice - in confronto alle ustioni che ha visto sul corpo di altri. Dopo la prima deflagrazione ha visto un uomo a fianco alla sua auto incendiata: era in terra con ustioni su tutto il corpo, avvolto dalle fiamme. «Sembrava cosciente ma era sotto choc. Siamo andati soccorrerlo e lo abbiamo sollevato per trasportarlo in ospedale. L’ambulanza però era incendiata. Non ci siamo persi d’animo, lo abbiamo caricato su una nostra pattuglia portando con noi anche un infermiere e abbiamo raggiunto il pronto soccorso. Poi siamo tornati per supportare anche altre persone e in sei siamo stati sbalzati in terra dall’onda d’urto della seconda esplosione, che è stata decisamente più forte».

Dall’altra parte della strada, in via Casilina, c’era il comandante di squadra della sezione radiomobile, il maresciallo maggiore Antonino Giorgio, 55 anni, che durante la seconda esplosione si è ustionato alla testa, per fortuna non gravemente: «Quando ho avvertito l’onda d’urto che con una fiammata di calore stava per arrivare, ho afferrato e trascinato in terra un passante vicino a me per metterlo al riparo: essendo di spalle non si era accorto di nulla. Poi abbiamo continuato a coordinare i soccorsi cercando di liberare la strada per far arrivare le autoambulanze ».

Alcuni residenti della zona puntano il dito contro la stazione di servizio dove è avvenuta l’esplosione: «Era vecchia e in cattivo stato di manutenzione con i tubi del gas a vista. I gestori, due cittadini nord africani, sono stati sempre molto scortesi con tutti noi quando andavamo lì a segnalare i continui odori di gas che si sentivano nei pressi dell’impianto».

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