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In treno da Milano a Chiasso: così la Svizzera ha blindato il suo confine

Abbiamo verificato le nuove misure di sicurezza introdotte dalla Svizzera nella prima settimana di rafforzamento dei confini: ecco come è andata

In treno da Milano a Chiasso: così la Svizzera ha blindato il suo confine

La linea di confine che corre tra l'Italia e la Svizzera misura 744 chilometri e dal 24 settembre la Confederazione elvetica ha deciso di blindare l'intera frontiera col nostro Paese per proteggersi dai migranti. Il Paese bianco-crociato si è unito a Francia e Austria, creando una nuova frontiera militarizzata al confine italiano. Salta Schengen (di cui anche la Svizzera è parte) e saltano gli accordi di libera circolazione. Nella prima settimana di introduzione abbiamo verificato le nuove misure di sicurezza del Paese elvetico muovendoci tra Milano e Chiasso, passando per Como e abbiamo rilevato un consistente incremento dei controlli in ingresso in Canton Ticino.

In treno verso la Svizzera

Il treno è il mezzo impiegato principalmente dai migranti per spostarsi tra l'Italia e la Svizzera. Da Milano, dove si concentrano migliaia di stranieri per lo più irregolari, ci sono diverse linee che portano direttamente oltre confine. Noi abbiamo deciso di salire sul TiLo, il treno internazionale che corre tra Milano e Locarno, in Canton Ticino, attraversando la frontiera tra Como e Chiasso. Che qualcosa sia cambiato lo abbiamo percepito già in Stazione Centrale, dove in testa al binario di partenza del nostro treno vengono predisposti i controlli dei biglietti a terra. Chi non lo ha non sale: questo è il primo filtro che incontriamo tra l'Italia e Svizzera.

Dopo circa 40 minuti di viaggio il nostro treno si ferma a Como San Giovanni, stazione di frontiera e di passaggio per migliaia di persone che ogni giorno entrano in Svizzera. La presenza di militari è notevole nel piccolo edificio ferroviario collinare lariano, sia all'interno che all'esterno. La Polizia di Stato effettua controlli documenti a campione, la Guardia di finanza sorveglia l'area, mentre diverse camionette di militari presidiano la zona, con i soldati che si muovono tra l'interno e l'esterno. Per essere una piccola stazione notiamo una elevata presenza di divise. Di stranieri, effettivamente, se ne vedono pochi in questa stazione, sicuramente meno rispetto a quelli che si incontravano durante la crisi del 2016, quando in centinaia si accamparono ai piedi della scalinata che porta all'edificio ferroviario in attesa di varcare il confine svizzero e la stazione venne militarizzata. Abbiamo provato a parlare con qualche poliziotto italiano ma su questo argomento sono impenetrabili.

Dopo una sosta a Como, proseguiamo il nostro viaggio per un'altra manciata di chilometri, appena 6 minuti, il tempo di attraversare il confine di Stato tra Italia e Svizzera. Sul treno viene trasmesso in tre lingue l'avviso di un possibile controllo documenti a bordo e a terra e non appena entriamo in stazione a Chiasso i cambiamenti sono evidenti. Le guardie di frontiera sono già posizionate sul binario all'arrivo del nostro treno, una davanti a ogni parta per tutta la lunghezza del convoglio. Osservano chiunque scenda, fermano passeggeri a campione ma sul nostro treno non c'è traccia di migranti. Ci viene spiegato che è il tardo pomeriggio il momento in cui è più frequente che vengano intercettati in stazione o a bordo di un treno diretto in Svizzera.

I controlli sui confini

I confini italo-svizzeri corrono per lo più sulla linea alpina, il che rende particolarmente complicato l'attraversamento dei migranti. In queste aree, tuttavia, la Confederazione si sta organizzando sull'esempio di quanto già fatto dalla Francia, attrezzandosi con i droni. Intanto, però, ci viene spiegato che la Confederazione ha già posizionato nuove guardie di frontiera "stazionate" sui confini italiani e richiamate dalla Svizzera tedesca. Molte di queste verranno posizionate proprio nelle stazioni, in particolare a Chiasso. Ed è proprio la cittadina che confina con Como a subire la maggiore pressione. "Non ci sentiamo più sicuri", dicono gli svizzeri che vi abitano, che ci raccontano di come, in qualche anno, sia cambiato tutto. Segnalano furti, rapine e atti di vandalismo nei locali da parte dei migranti: tutto ciò che nel nostro Paese sembra essere diventato la normalità qui è ancora vissuto con grande disagio. Il Ticino, proprio per la sua vicinanza con l'Italia, è il cantone che più degli altri subisce la pressione e Chiasso, trovandosi contigua a Como, è la città in cui la tensione è più alta.

È una realtà di meno di 10mila abitanti e sul suo territorio, ad agosto, si trovavano a stazionare circa 600 richiedenti asilo, su un massimo di 350 che possono essere ospitati nella struttura preposta. Ora che Francia e Austria hanno chiuso i confini con l'Italia e che la Germania ha deciso di blindare anche il confine contro la Confederazione elvetica, la Svizzera ha deciso di comportarsi di conseguenza e di blindare le sue porte per evitare che il flusso bloccato negli altri Paesi si sfoghi sui suoi confini. Si è scatenato un effetto domino che ha di fatto annullato Schengen e come conseguenza ha sigillato i confini italiani, che ora non hanno più uno sfogo.

"Il governo centrale ha fatto bene", ci dice un'elegante signora di una certa età in coda al supermercato di Chiasso, "siamo stufi e pieni". Ma per strada la situazione è tranquilla, diametralmente opposta a quella che siamo abituati a vivere nelle nostre città. A breve distanza dal supermercato, la dogana di Chiasso è presidiata da numerose guardie e si respira un clima di tensione tutto sommato comprensibile. Ma superata la zona franca di confine cambia tutto. Non è difficile capire di essere tornati in Italia, anche se non si guardano i cartelli. Basta girarsi attorno per vedere i migranti sulle panchine e sui mezzi, spesso senza biglietto.

È questo il nuovo messaggio universale che dice "benvenuti il Italia".

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