Tra fine giugno e l'inizio di luglio, l'isola di Lampedusa è stata presa d'assalto dai migranti. In una manciata di giorni sono sbarcate nel nostro Paese oltre 4mila persone mettendo in seria difficoltà l'hotspot dell'isola, che è arrivata ad avere al suo interno 3300 persone nel momento di massima affluenza a fronte di un capienza massima di circa 400 persone. Con la nuova gestione della Croce rossa voluta dal governo Meloni la situazione all'interno della struttura è nettamente migliorata ma anche la migliore organizzazione rischia il collasso con questi numeri. Il sistema dei trasferimenti è stato reso molto più funzionale rispetto al passato e superata l'emergenza sbarchi continui in poche ore il numero degli occupanti è sceso a meno di 800. Intanto, dall'altra sponda del Mediterraneo suonano la carica per fomentare le nuove partenze.
"Oltre 4500 sono arrivati sull'isola di Lampedusa in 72 ore, mentre il centro di accoglienza può ospitarne solo 400. E si continua", si legge in un messaggio pubblicato da uno dei promotori delle partenze sui social. Viene tenuto il conto di quanti barconi arrivano in Italia e per ognuno di questi si festeggia per il successo dei "soldati". Ogni convoglio è un'esultanza e più ne arrivano e più gli altri, quelli rimasti a terra, vogliono partire: è un circolo vizioso, davanti a numeri di successo così alti si percepisce la traversata come semplice, il che spinge chi ancora non l'ha fatto a organizzarsi per raggiungere l'Italia. "Tanto il continente europeo è enorme per ospitarci", si legge tra chi è pronto alla partenza. Un concetto ribattuto in diverse conversazioni dai migranti, che in alcuni casi rivendicano il passato coloniale come giustificazione per l'ingresso senza documenti nei Paesi europei, che dal loro punto di vista sono oggi obbligati a mantenerli.
"Tutta l'Africa andrà lì, se Dio vuole", si legge ancora. Non sono frasi buttate a caso da singoli ma concetti ben radicati nella cultura dei popoli, soprattutto quelli subsahariani, inculcate da un lavoro certosino di convincimento che viene attuato soprattutto tra i più giovani, che vengono spinti a lasciare i loro Paesi per l'Europa, con argomentazioni che fanno leva su sentimenti di rivalsa e di rivincita nei confronti dell'Europa.
Per capire le ragioni di un simile e imponente flusso bisogna guardare anche questi elementi, capire la forma mentis e da dove nascono le convinzioni radicate in questa mentalità, perché si scoprirebbe che in molti casi, dietro, c'è un lavoro psicologico importante da parte di personaggi che usano i giovani migranti come leva contro l'Europa.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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