
Lo sgombero del centro sociale Leoncavallo dalla sede occupata di via Watteau a Milano ha causato molte polemiche nelle opposizioni, sia politiche che civili, con conseguente divulgazione anche di fake news. Tra queste, la più evidente, è l'anticipo dello sgombero sulla data prevista. A smontare le falsità di quello che potrebbe essere definito un atto dovuto, visto che i legittimi proprietari dell'immobile da 31 anni non potevano disporne liberamente come prevede la legge è stato lo stesso ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, che ha spiegato in maniera chiara il modus operandi del governo.
Il titolare del Viminale ci ha tenuto a sottolineare che non c'è stato nessun anticipo ma che, anzi, "siamo stati condannati per un ritardo nell'esecuzione dello sfratto, quindi della restituzione alla proprietà. Io ricordo a tutti che abbiamo pagato e siamo stati condannati a pagare, per quel ritardo, 3 milioni e 300mila euro solo per i 10 anni pregressi e ogni ritardo avrebbe comportato un ulteriore risarcimento danni di più di 300mila euro all'anno". Sono stati oltre 130 i rinvii di sgombero negli anni, era quindi evidente che non si poteva aspettare ulteriormente e, ha proseguito il ministro, "nel momento in cui era possibile restituirla alla proprietà è stata fatta un'operazione doverosamente logica".
L'altra fake news che viene diffusa in queste ore è che il governo stia tutelando Casa Pound, al contrario del Leonka, ma Piantedosi anche in questo senso è stato molto netto nello spiegare che l'organizzazione di estrema destra rientra tra gli sgomberi in programma, "io, da prefetto di Roma, sono stato quello che l'ha inserito nell'elenco dei centri che sono da sgomberare, e prima o poi arriverà anche il suo turno". Sul Leoncavallo premevano le istanze della proprietà dell'immobile, che voleva rientrare in pieno possesso, come suo diritto costituzionale.
C'è poi chi dice che il Leoncavallo è un mero spazio di artisti e di cultura suburbana ma i suoi difensori evitano di ricordare tutte le manifestazioni non pacifiche alle quali hanno partecipato gli esponenti del centro sociale nel corso degli anni, degli scontri con la polizia. E non può essere ricondotto tutto alle manifestazioni "post sgomberi" perché le occasioni durante le quali i suoi esponenti in piazza hanno partecipato ai disordini sono innumerevoli.
"Si è sanata dopo 31 anni una ferita che faceva piacere solo al sindaco Sala. Sarà poi il ministro Piantedosi a decidere come e dove intervenire", ha dichiarato Matteo Salvini a margine dell'intervento a Pinzolo al tradizionale incontro estivo della Lega Trentino.