La ’ndrangheta si unisce ai narcos: 200 arresti tra Italia, Usa e Messico

La coca viaggiava dal «Golfo» all’Europa. E a Pavia arrestato Pelle, boss della strage di S.Luca

da Milano

È stata una maxioperazione durata quindici mesi, quella che ieri ha portato all’arresto di circa 200 persone, tra Stati Uniti, Messico, Guatemala e Italia. Nel nostro Paese i provvedimenti restrittivi emessi dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria, sono stati sedici 10 dei quali eseguiti mentre altri sei italiani sono stati arrestati a New York. L’indagine ha portato al sequestro di 16 tonnellate di cocaina, 220 chili di anfetamine, 9 di eroina e più di venti tonnellate di marijuana.
E ieri un altro duro colpo è stato assestato alla ’ndrangheta: a Pavia è stato arrestato Francesco Pelle, uno dei boss calabresi. Pelle era ricoverato in una clinica della città. Qui lo avrebbero trovato i carabinieri, che l’avrebbero accompagnato fuori dalla clinica su una carrozzella. Pelle, 32 anni, detto Ciccio Pakistan, era latitante dal 30 agosto dello scorso anno ed era ricercato per la strage di Natale a San Luca, in cui rimase uccisa Maria Strangio, moglie di Giovanni Luca Nirta. Proprio l’omicidio di Maria Strangio sarebbe all’origine della strage di Duisburg, decisa per vendetta dalla cosca dei Nirta-Strangio.
Per quanto riguarda la maxioperazione antidroga, il gruppo di narcotrafficanti sgominato, denominato «Cartello del Golfo», non si limitava al commercio di stupefacenti: sono state sequestrate anche 116 pistole e 114 auto. Gli arresti in tutto sono stati 332, circa duecento effettuati tra New York, Georgia, Texas e New Mexico. I narcotrafficanti infatti, si avvalevano di una base in Messico ben protetta dai paramilitari dei «Los Zetas» (un gruppo di sanguinari narcotrafficanti fondato da membri delle forze speciali dell’esercito messicano) ed esportavano droga negli Stati Uniti, e, attraverso una «filiale» newyorkese, in Calabria, dove la ’ndrangheta faceva da polo di smistamento.
Secondo la Dea, che ha coordinato l’operazione con Fbi, polizia messicana e Ros dei carabinieri, i trafficanti, spinti dalla debolezza del dollaro, avevano focalizzato le esportazioni proprio in Europa. Sempre secondo il quotidiano di Atlanta negli Usa gli arresti sono stati 175, di cui 12 a New York.
In Calabria le partite di cocaina spedite mensilmente arrivavano attraverso corrieri - via aerea e marittima - o con il sistema delle spedizioni postali. E venivano pagate tramite agenzie di money transfer.
Secondo gli investigatori, in particolare, la cosca della ’ndrangheta Aquino-Coluccio curava i propri interessi da New York, nel quartiere di Corona, attraverso una componente affiliata, la famiglia calabrese Schirripa, «incaricata di assicurare le forniture di droga alle cosche jonico-reggine».

Le indagini hanno anche documentato alcuni contrasti fra i boss, superati grazie a un accordo che impegnava le cosche della ’ndrangheta a rifornirsi in futuro esclusivamente dalla struttura messicana. Secondo gli investigatori, il Cartello messicano conta su una colossale rete distributiva della droga, composta da circa 1.400 affiliati.

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