Nedved ammicca alla Signora: «Se mi vuoi resto con te a vita»

Pavel ha comprato casa in Valle d’Aosta e metterà le radici in Italia: «Quando smetterò vorrei aver riportato la Juve in alto»

da Torino
Lui resta. A prescindere, come direbbe Totò. E chi se ne importa se qualcuno dei suoi compagni più celebri deciderà di lasciare la Juve a fine stagione: Pavel Nedved no. «Ho un contratto con la Juve fino a giugno 2008 e intendo onorarlo, sempre che a fine stagione me la senta ancora di correre dietro un pallone. Finirò qui la mia carriera e, quando smetterò, vorrei avere riportato la società bianconera al posto che merita, dove eravamo prima che succedesse tutto il caos della scorsa estate». Nemmeno Del Piero si è mai esposto così, forse perché ha qualche anno meno del ceco e magari qualche allettante prospettiva in altri campionati ricchi pur se meno prestigiosi. Il biondo di Cheb si è invece stufato di traslocare, ha deciso che resterà a Torino anche a fine carriera e si è appena comprato una casetta in Valle d'Aosta: intende mettere radici, ecco.
«Non credo si possa verificare un effetto a catena nel caso in cui, per esempio, uno come Buffon decida di cambiare aria. Se poi a fine stagione qualcuno vorrà andare via, lo ringrazieremo per quanto fatto. La società proverà a convincere i miei compagni a restare, ma per adesso il compito dei giocatori è quello di giocare: i ruoli vanno rispettati, c'è chi dà lavoro e chi è pagato per farlo». Qualche consiglio lui però si permette di darlo: «Grygera ci può servire, certo, è stato anche mio compagno di nazionale e non ho ancora capito dove giochi meglio: l'ho visto a suo agio a sinistra, a destra e adesso anche in mezzo. Gli ho anche parlato e lui vorrebbe venire alla Juve: il suo contratto scadrà a giugno, non so che intenzioni abbia l'Ajax. Di sicuro, non avrebbe molto senso spendere tanti soldi adesso sapendo che tra sei mesi lo stesso giocatore potrebbe arrivare gratis». Secco e Blanc prendano nota, please. C'è spazio anche per un buffetto a Bojinov: «Non ho litigato con lui, è un ragazzo cui tengo molto. Cerco di fargli capire che deve avere pazienza. Lui però è giovane e vorrebbe tutto subito. Non è possibile, anche se a venti anni ha già fatto cose che alla sua età io mi sognavo.

Ma se il mio carattere è duro, il suo è ancora peggio». Così disse il saggio, conscio anche di avere sbagliato a Genova: «Ogni tanto esagero e non sono di grande esempio per i giovani: il mio obiettivo è però quello di aiutare la squadra a vincere. In tutti i modi».

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