Nedved, il vecchietto

Riccardo Signori

L’angelo biondo devastatore ha rimandato la Juve nel cielo meno buio della classifica. Pavel Nedved ha ringiovanito se stesso e la Signora, il suo salmo è finito in gloria, la Juve ha ritrovato assetto da Signora nel senso calcistico: dignitosa, pur senza l’abito da far girare la testa. Due gol del campione che non vuol sentir parlare della sua carta d’identità, uno per tempo, ciascuno nello stesso minuto: minuto 11, come fosse un rintocco del Big Ben. La Juve ha raccolto e badato a non disperdere i frutti. D’accordo, nelle ultime due partite ha vinto contro le due penultime della classifica, ma questo è più di un brodino (leggi Buffon). Il Bologna ha giocato con la disperazione dei più deboli, dopo cinque anni è finalmente tornato a segnare un gol ai bianconeri in casa propria ed è forse l’unica consolazione. Mentre il suo pubblico si è consolato insultando Nedved anche a fine partita. Trovando fiera opposizione vocale nella gente juventina. Strano, perché la partita è stata sincera: nel risultato e nel gioco.
Pioggia in cielo e Tiago a centrocampo: quale poteva essere la notizia peggiore per la Juve? Non che il portoghese sia giocatore di scarso valore, ma finora non ha mai dimostrato di valere il soldo dell’ingaggio. E ieri ha giocato in toni chiaro-scuri. Ordinato, non sfavillante. Invece la Juve si è assestata presto, il Bologna ha giocato da «squadretta» per almeno sessanta minuti. Il peggio gli è capitato con Nedved ed è stata una brutta storia. Dopo 11 minuti Juve in vantaggio ed è stato un gran vantaggio in tutti i sensi. Il Bologna c’è rimasto secco, non solo nel risultato. Nedved ha realizzato azione da campione partendo dalla posizione preferita, ma la difesa rossoblù è stata fin troppo ospitale, lasciandosi tagliare come un burro (Zenoni e Lavecchia mollaccioni) e concedendo al ceko di calibrare il tiro da killer.
Con tal pronti via, la Juve non deve aver creduto ai propri occhi e il Bologna ha faticato a ritrovare attributi. Dalle tribune belle, compatte e piene, dello stadio sono partiti inviti in tal senso (tirate fuori i... ecc....) e i poveretti sul campo hanno provato a correre di più, a premere sul centrocampo juventino, ma poi? Pericolosità quasi zero: Di Vaio non ha pescato varchi, Marazzina ha insinuato il dubbio del rigore (spinta di Mellberg), ma l’arbitro non ci ha creduto. C’è voluto il bel finale per cambiare la faccia della loro partita. Per la Juve, ancora incerottata ma molto più sicura di sè, è stato un giochino. Centrocampo vigoroso, non certo fantasioso, difesa molto attenta, Iaquinta e Amauri vigorosi in attacco pur non trovando spunti facili. Insomma, nonostante questa Juve fosse la squadra B, tanto è bastato per non far aprire bocca al Bologna. Al pubblico non è rimasta che prendersela con Nedved. Già, quel signore sembra tornato giovanotto, ed ha messo a soqquadro la difesa, finchè non ha trovato il secondo gol. Annunciato dal palo colpito da Amauri, imbeccato dal cross del ceko. Così Nedved ha cominciato a sgretolare la resistenza di Marchini, subentrato a Zenoni, che doveva tenerlo a freno: operazione mal riuscita, perchè al minuto undici Nedved ha colpito ancora, nemmeno avesse messo la sveglia. Gran piroettare sull’amata fascia sinistra, pallone calciato e deviato da Marchini che poi, davanti ad Antonioli, è diventato un serpentello da paperissima. Portiere annichilito, Marchini desolato, Nedved impietrito dalla sorpresa.


Poi la Juve se l’è presa comoda, un po’ troppo. Di Vaio è sbucato in area per il golletto di consolazione. Marazzina se n’è visto annullare uno in fuori gioco. La Juve non si è negata qualche tremarella di troppo. Ma ormai c’è abituata.

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