Cronaca locale

Negli archivi del Politecnico 150 anni in nome dell’ingegno

Era il 29 novembre del 1863, due anni dopo l'unificazione, quando il matematico Francesco Brioschi, già rettore dell'Università di Pavia e segretario generale del Ministero della Pubblica Istruzione, inaugurava l'Istituto Tecnico Superiore di Milano, il primo Politecnico d'Italia. Lo scopo? Colmare finalmente una lacuna nel panorama accademico: l'assenza di un'adeguata istruzione ingegneristico-industriale che contribuisse allo sviluppo e alla modernizzazione del Paese. «Asilo Brioschi» fu presto soprannominato l'ateneo, e non certo per il programma di studi, ispirato al modello dei migliori politecnici tedeschi e svizzeri, ma per la rigidità disciplinare adottata dal suo fondatore che ne mantenne la direzione fino al 1897. Un «rigore» ben documentato dai carteggi e dai registri dell'epoca, dai quali risulta, per fare un esempio, l'introduzione della frequentazione obbligatoria alle lezioni dal lunedì al sabato pomeriggio, con la richiesta agli assenti di «una certificazione del medico autenticata dal sindaco del comune di residenza»...
Questo e molti altri aneddoti sono raccolti e custoditi presso gli Archivi Storici dell'ateneo milanese, che proprio in questi giorni hanno inaugurato la nuova sede al Campus Bovisa, in via Durando 10. Ad oggi sono 25 gli archivi conservati: un mare magnum di registri, fascicoli, documenti, tavole, disegni, fotografie e filmati che si estende per quattro chilometri di scaffalatura, consultabili in loco o a distanza. Un primo assaggio dell'immenso patrimonio è esposto in questi giorni in occasione della mostra «Archivi, libri, memorie» aperta al pubblico fino all'8 giugno, che ospita un'interessante selezione di volumi, carteggi e documenti ufficiali che vanno dalle origini ai primi decenni del '900, quale fonte e testimonianza preziosa dell'evoluzione della cultura politecnica milanese (dal lunedì al venerdì, 9.30/12.45 - 14.15/17). L'esposizione, inaugurata dal rettore Giovanni Azzone e da Federico Bucci, è la prima di un ciclo che culminerà nel novembre 2013, in occasione del 150° anniversario della nascita dell'università. Un'area della mostra è dedicata alle lettere e carte d'archivio prodotte tra il 1863 e il 1900; una seconda sezione espone i volumi più importanti conservati nella biblioteca dell'ateneo, fra cui un manuale sull' «arte del fabbricare» di fine '800. Ma il cuore dell'esposizione è rappresentato dal libro di dediche che docenti e studenti donarono a Francesco Brioschi in occasione dei primi 25 anni dell'istituto.

Un volume che testimonia la riconoscenza per un uomo che oltre ad essere stato «un grande Maestro» in grado di spaziare dall'analisi matematica all'ingegneria industriale e agricola, fu un direttore attento e innovativo (a lui si deve l'introduzione delle cosiddette «corse scientifiche»: viaggi di istruzione presso opifici, centri industriali e visite a grandi esposizioni internazionali) e una figura cardine nello sviluppo di un'università che in pochi anni sarebbe diventata il fulcro di tutte le iniziative formative e divulgative in ambito scientifico della città, nonché il centro propulsore della ricerca al quale avrebbero attinto intellettuali, economisti e imprenditori.

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