Negli ospedali mancano le lettighe

Mancano le barelle e i pronto soccorso diventano off-limits. Chiudono i Dea, i Dipartimenti di emergenza e accettazione, di alcuni dei più importanti e ricettivi ospedali capitolini. Sembra incredibile ma sono finite le lettighe, non si sa più dove mettere i pazienti e quelli che arrivano in ambulanza vengono parcheggiati sui lettini di proprietà del 118 e della Croce Rossa mettendo così in ginocchio l’attività di soccorso dell’intera città.
Una situazione paradossale che la dice lunga sulla gestione del sistema emergenza nella capitale. Basta prendere gli ultimi giorni di paralisi, ben stigmatizzati dai fax di medici di guardia e caposala inviati a centrali operative e vertici regionali. Scrive la dottoressa Annunziata Caratozzolo, del G. B. Grassi di Ostia, struttura sanitaria alle prese con un territorio sterminato che comprende l’intero XIII municipio, il litorale tra Fiumicino e Torvajanica e l’entroterra fino a Malafede: «Visto il sovraffollamento del pronto soccorso non ci sono più barelle disponibili per cui si consiglia, quando possibile, di inviare le ambulanze altrove». Vale a dire ad almeno venti chilometri di distanza. Le fa eco il collega Travaglino dell’ospedale Sant'Andrea: «Si richiede blocco temporaneo per sei ore dell’invio di ambulanze per sovraffollamento e mancanza di barelle e posti letto».
La situazione precipita anche al Policlinico di Tor Vergata, altro versante della città. Con un fax spedito l’altra mattina e dal titolo a caratteri cubitali «Sovraffollamento e mancanza di barelle», il responsabile del pronto soccorso, dottor Galante, illustra un quadro clinico tutt’altro che rassicurante: «Pazienti in attesa al momento: 49. Barelle disponibili: 0». Stesso impasse al San Giovanni Addolorata, presidio nel cuore capitolino, ospedale attrezzato (almeno sulla carta) per i piani d’emergenza straordinari, ovvero in casi di maxi-incidenti e terrorismo: «Si comunica grave carenza di posti letto (...) Per la conseguente carenza di barelle potremmo non essere in grado di liberare celermente i vostri equipaggi».
Alle 15,50 di martedì il Sandro Pertini comunicava: «Sono presenti 62 pazienti in attesa, vi preghiamo di segnalare la gravità della situazione al 118 cittadino e alla Cri perché dirottino le loro ambulanze presso gli altri ospedali». Malato terminale il Vannini, l’istituto Figlie di San Camillo in via di Acqua Bullicante, sulla Casilina. Dove leggende metropolitane raccontano di equipaggi «sequestrati» nottate intere prima di poter rientrare in possesso delle loro lettighe. Daniele Accapezzato, direttore del Dea, si rivolge direttamente all’assessorato regionale alla Sanità. «Avviso urgente - scrive -. Vi informiamo della difficoltà nell’assistenza sanitaria al Dea avendo esaurita la dotazione di posti letto e barelle, dotazione direttamente correlata alla ricettività strutturale dell’ospedale.

È pertanto prevedibile che saremo costretti a mantenere i malati sulle stesse lettighe di quelle ambulanze che giungano ancora al nostro Dea per il tempo dell’esecuzione della valutazione medica, delle indagini indifferibili, sino all’esito del caso clinico».

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