«Nei vecchi contratti non c’è scritto nulla»

Assicurazioni boomerang. L’ultimo pasticcio, dopo i prodotti strutturati rimasti schiacciati dal crac di Lehman Brothers e dal tracollo delle banche islandesi, sono le cosiddette «polizze dormienti». In sostanza si contano oggi migliaia di famiglie italiane impossibilitate a incassare il frutto di polizze vita, magari ricevute in eredità, perché considerate «scadute» dalla normativa vigente.
Il nodo è la Legge 166 dell’ottobre del 2008, la stessa con cui il governo aveva pianificato il salvataggio di Alitalia, che tra i suoi articoli ha alzato a due anni il tempo per la prescrizione delle «polizze dormienti» introducendo però al contempo un criterio retroattivo.
L’obiettivo era quello di rimpinguare, insieme alla regola «cugina» sui cosiddetti conti correnti dormienti (quelli non movimentati da 10 anni), il fondo creato dal Tesoro per le vittime dei crac finanziari. Ma l’effetto non certo secondario è stato quello di «congelare» tutti i contratti scaduti prima del gennaio 2006 e mai reclamati dai rispettivi titolari. Una catastrofe annunciata, come dimostrano le numerose lettere giunte in questi giorni alla redazione del Giornale. I lettori lamentano, ora con toni accesi ora disillusi, di aversi visto negare il frutto dei risparmi che un congiunto, perlopiù ormai scomparso, aveva affidato a un prodotto vita venduto da Poste italiane o dalla banca sotto casa. Raccontano come sono andati in fumo le rinunce di nonni, mariti e parenti di vario grado, di cui spesso avevano perso ogni traccia per molti anni. O ancora peggio di aver seguito il consiglio, poi rivelatosi quantomai improvvido, impartito dal dipendente allo sportello di conservare il prodotto in questione fino alla scadenza così da poter avere indietro almeno il capitale investito o magari di godere di un discreto rendimento.
Una situazione paradossale, che secondo alcune ricostruzioni, avrebbe già convogliato 50 milioni di euro nelle casse del fondo che, con un’ironia involontaria, il Tesoro ha intitolato proprio alle vittime dei crac finanziari. Cirio e Parmalat in testa. A dire il vero la via di uscita potrebbe essere in vista: secondo quanto trapela dai palazzi romani infatti ci sarà un decreto ad hoc sul tavolo del consiglio dei ministri che domani passerà in rassegna il piano incentivi per rilanciare i settori industriali in difficoltà. La norma risolverebbe l’intero contenzioso, pregresso compreso. La questione, spiegano alcuni osservatori, è squisitamente di bilancio e la soluzione potrebbe essere mettere mano al vincolo della retro-attività introdotta dalla legge così da permettere agli interessati di chiedere lo storno delle somme al ministero dell’Economia.
In attesa del lieto fine, tuttavia, rimangono l’irritazione dei risparmiatori e la guerra minacciata dalle associazioni dei consumatori, pronte a intentare una causa collettiva contro una norma ritenuta «anticostituzionale».

In ogni caso un pasticcio che rischia di trasformare, nell’immaginario collettivo, prodotti di norma a basso rischio come quelli bancassicurativi in un mezzo tranello. Creando situazioni degne della tradizione della novella di beffa.

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