Neil Diamond, 12 brani di maturità senza tempo

Quando un leone varca la soglia della terza età, gli artigli e le zanne perdono forza ma consapevolezza ed esperienza toccano l’acme. E così riecco Neil Diamond riproporsi con la decantata sapienza della maturità inoltrata: questo 12 songs mostra già nella notarile esattezza del titolo come la voglia di épater les bourgeois abbia ceduto ad una serena volontà di persuasione, che l’ascolto conferma. La voce si è fatta dolce e umbratile, la musica fluisce con garbo antico, già l’iniziale Oh Mary parla il linguaggio d’un country rilassato e intimista, gli arrangiamenti tratteggiano sensazioni spicciole e quotidiane e tutto viaggia in direzione contraria rispetto all’enfasi e alla platealità. Insomma ecco un album vibrante di classicità, che dunque non cerca una modernità surrettizia ma si pone volutamente, e con saggezza, in una dimensione senza tempo.

Anche là dove il fraseggio sembra farsi più nervoso e frantumato, come in Everymore e in Delirious love proposta anche nella versione a due voci con Brian Wilson, o dove l’olimpica tornitura melodica s’accende di echi blues, insegue suggestioni da musical - Create me - o s’increspa in un periodare più sincopato.

Neil Diamond 12 songs (Sony-Bmg)

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