Sul cielo di Masnago vola l'aeroplano affittato dai tifosi di Cantù, non ammessi al Palazzo per motivi di sicurezza. Nella sua coda il veleno: «serie B, serie B». Un verdetto annunciato prima e deciso poi con la rimonta della Tisettanta che in ritardo di 8 punti a metà partita ha recuperato lasciando la Cimberio senza più niente, neppure il derby, sconfitta 76-83, in pratica la condanna a 5 giornate dalla fine. Epilogo triste in un campionato dove Roma, con un grande Lorbek (25 p.) vincendo sul campo della Fortitudo si è quasi assicurata il secondo posto mettendo in crisi e lontano dai play off una delle protagoniste bolognesi degli ultimi dieci anni, mentre Siena, già prima senza discussione, potrà pensare al quarto di finale dell'eurolega che si inizia domani in casa contro il Fenerbahce di Boscia Tanjevic con secondo appello ad Istanbul giovedì.
Poche giornate di campionato ancora e poi ci sarà il congedo: Varese la gloriosa, la società di basket con 10 scudetti, il primo nel 1961 guidata da Rico Garbosi, l'ultimo nel 1999 con Recalcati e quei mattocchi così ben rappresentati da Pozzecco ed Andrea Meneghin, 7 coppe europee, lascia la serie A per scendere di categoria sapendo che, come diceva Orazio di Troia, errori sono stati commessi dentro e fuori dalle mura. Il nuovo secolo non ha portato quasi mai il sorriso dopo lo scudetto della stella nel 1999. Due partecipazioni ai play off, 2004 e 2007, con eliminazione al primo turno, per il resto vita grama fra il 10° e il 14° posto di tre anni fa. Poco davvero per chi aveva vissuto l'età dell'oro con Nikolic e Gamba senza dimenticare Nico Messina, oltre a Garbosi e Tracuzzi.
Un tormento lungo un anno, una malattia diventata incurabile anche per un maestro come Valerio Bianchini che ha scoperto quanto sia cambiato il basket di oggi, con i giocatori che quasi non ti guardano più in faccia e passano la vita incollati al telefonino per sentire dell'agente dove potranno andare a guadagnare altri euro. Lui sognava l'impossibile, ma quando lo chiamarono il 2 dicembre, alla XII giornata di andata, per sostituire l'inesperto Mrsic, rimasto a fargli da assistente, mentre Meneghin decideva di dedicarsi soltanto ai giovani e Cecco Vescovi si chiamava fuori prima di accettare di rientrare per la ricostruzione dell'anno prossimo, avrebbe dovuto capire che non c'era quasi più niente da fare perché la società era già sfasciata, figurarsi la squadra che da quel giorno congedò cinque giocatori senza trovare sostituti che la facessero volare come sognano in troppi cavalcando le regole della porta girevole che, finalmente, l'anno prossimo, saranno chiuse per buona parte della stagione. Tre vittorie in tutto da quel giorno, un senso d'impotenza generale, la crisi e le lacrime, le dimissioni del manager Chiapparo, ma se dentro le mura si litigava, si licenziava, anche fuori non andava meglio pur avendo sempre dalla propria parte un bel pubblico.
Diciamo che la crisi è cominciata dopo lo scudetto, nello stesso momento in cui la famiglia Bulgheroni si sentì circondata da troppa ingratitudine, pur avendo lanciato progetti interessanti per combattere contro chi aveva bilanci ed idee molto più consistenti, pur avendo trovato nei Castiglioni un sostegno che avrebbe potuto produrre ancora molto se non fosse arrivato il vento della gelosia, cominciando con lo smantellamento del settore giovanile che pure andava bene e produceva giocatori, anche se queste regole del nuovo basket hanno fatto perdere il legame vero con la varesinità.
L'unico che possa spiegare tutto di questa nuova crisi è Sandro Galleani, il fisioterapista che sussurra al cavallo giocatore da tantissimi anni, uno che ha vissuto l'età dell'oro, che c'era anche quando nel 1992 ci fu un'altra caduta verticale verso la seconda serie, ma che ha saputo resistere, come la società, fino al trionfo dello scudetto che valeva la stella per sempre.
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