Da sempre è una roccaforte del centrodestra. E anche questa volta Palermo, dove il 6 e il 7 maggio si vota per eleggere sindaco e consiglio comunale, è alla ribalta come laboratorio politico. Sì, perché proprio nel capoluogo siciliano, il luogo in cui in tempi non sospetti sono cominciate tensioni e strappi interni al Pdl, potrebbe trovare realizzazione il nuovo corso del partito: la riconciliazione con Udc e Fli, e la corsa a sindaco, con un unico candidato, in una rinnovata alleanza.
Le grandi manovre sono già cominciate. E anche se le posizioni sono per il momento divise - il Terzo polo, con lMpa di Raffaele Lombardo, sostiene un giovane outsider, Massimo Costa, mentre il Pdl è pronto a schierare uno dei suoi uomini più forti, il presidente dellAssemblea regionale Francesco Cascio, di cui proprio Costa è creatura e pupillo - lipotesi che si riesca a raggiungere un accordo e a convergere su un candidato unitario non è peregrina. Anzi, è proprio quella su cui si sta lavorando con più lena. Anche perché perdere Palermo sarebbe uno smacco difficile da digerire per il centrodestra. Ma al tempo stesso perdere a Palermo, per il Terzo polo, finirebbe con lessere un colpo mortale.
Linteresse convergente, dunque, cè. E le grandi manovre, per la creazione di unalleanza con Udc e i finiani che dal laboratorio Palermo può essere esportata in tutto il Sud, dove non cè la Lega, sono già cominciate. Il segretario del Pdl Angelino Alfano, e il leader Fli Gianfranco Fini, racconta Il Foglio, si sarebbero già incontrati in gran segreto, giovedì scorso, Casini assente ma benedicente. E a fare da pontiere per la ricucitura è luomo che in Sicilia nel 2001 ha regalato a Berlusconi la vittoria per 61 seggi a zero, quel Gianfranco Miccichè che pur essendo uscito dal Pdl per fondare Grande Sud, non ha mai rotto né col Cavaliere né col centrodestra. E che, in prospettiva, accarezza un sogno: quello di diventare lui stesso il candidato unico alla presidenza della Regione siciliana. «Sarebbe un errore ha detto Miccichè in unintervista alledizione palermitana di Repubblica non lavorare per la ricomposizione del centrodestra, proprio nella direzione di quella casa dei moderati di cui si parla da tempo. Credo che in Sicilia abbiamo lopportunità di far nascere un nuovo polo. Ma non si può fare lasciando fuori un partito, come quello di Berlusconi, che ha il 20 per cento dei consensi».
Miccichè punta su Costa, che non dispiace nemmeno ai vertici del Pdl. Ma i problemi che Fini deve risolvere sono due: da un lato i suoi «falchi», Fabio Granata e Carmelo Briguglio, che bocciano qualsiasi apertura ad alleanze col Pdl; dallaltro lUdc che preme per lalleanza dei moderati, Pdl incluso. In Sicilia, poi, cè anche da tenere conto del Pid, il partito centrista dellex ministro Saverio Romano, che sarebbe pronto a sostenere il Pdl Cascio ma non loutsider terzopolista. Che accadrà? La trattativa va avanti. «Non tutti i giochi possono dirsi definiti sottolinea il coordinatore nazionale Pdl, Ignazio La Russa Cascio è un ottimo candidato, ma la situazione è fluida perché il Pdl, partito di maggioranza relativa, ha lonere e lonore di cercare di aggregare il maggior numero possibile di movimenti». Ammette il tentativo di creare una nuova casa dei moderati lo stesso Cascio: «Preferisco la possibilità di unalleanza che metta insieme i moderati di Palermo. Se questo significa unire il cosiddetto Terzo polo al centrodestra, è quello che stiamo cercando di fare». Scommette su Cascio il coordinatore regionale Pdl Giuseppe Castiglione: «Cascio ci farà vincere le elezioni contribuendo allaggregazione dellarea dei moderati». Un aiutino allalleanza tra Pdl e Terzo polo potrebbe darlo anche la sinistra.
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